Stessa spiaggia stesso mare

Sempre lì, da decine d’anni. Conosco anche i sassi, o meglio, i granelli; sono invecchiato con chi condivide con me un’era geologica passata fissando il medesimo orizzonte, respirando gli stessi odori, parlando degli stessi argomenti, facendo le stesse mosse, tanto che nulla ormai risulta imprevedibile.

A maggio io so già chi aprirà il primo ombrellone, chi mangerà tre bomboloni al bar la mattina, chi ruberà la Gazza dei bagnini, sequestrandola per ore; so quante vongole pescherà Giorgio, so che il Pirata si lesionerà un tendine giocando a racchettoni, che la Morena passerà eoni stesa sul lettino dicendo che sta da Dio, che dalla doccia calda scenderà sempre meno acqua e che la fetta di cocomero al bar diminuirà di spessore e aumenterà di prezzo.

E’ la mia spiaggia nazionalpopolare, è la periferia di una Cesenatico che sta invece cercando di diventare sempre più fighetta, è, forse, l’antitesi di una vacanza al mare vera, così satura com’è di gentecasinoalgheumidità.

Ma è anche la possibilità di tirar fuori dal mio zaino, insieme al telo, picosecondi di felicità fuori dal tempo, perché le mani che in quello zaino rovistano, sono quelle del ragazzino che ancora ha un lampo negli occhi quando pensa che oggi va a Valverde. Emilia

 

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