La solitudine dei numeri premier

 

Tornò a casa e, all’improvviso, scoprì di essere solo. Sua madre era morta. Sua sorella era morta. La moglie lo aveva lasciato e i figli erano in giro per il mondo. Anni prima aveva giurato a se stesso, prima ancora che a Dio, che non avrebbe più fumato, ballato e giocato d’azzardo se una sua amica fosse scampata a una crudele malattia. Fu esaudito. Fino allora aveva tenuto fede al giuramento. Ma quella sera scoprì di essere debole. Prese il telefono. Chiamò un vecchio amico. L’amico gli portò delle ragazze. Nessuna che lui conoscesse. Loro fumarono, ballarono, giocarono. Lui lo fece per interposta persona. Si sentì meno solo. Si sentì rinascere. Chiese all’amico di organizzargli altre serate. Una mattina, senza che lui avesse fatto nulla di male, lo arrestarono. Qualcuno doveva averlo calunniato. I giudici lo avevano trascinato in un tranello. Lui era innocente. Il suo unico peccato era la solitudine.

 

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