Una serie di villette a schiera, giardini curati, famiglie che si intravedono dalle finestre: alcune appaiono perfette e felici, altre meno. Elvira prova a salutare le vicine bionde e ben truccate al di là della strada, ma più che un cenno distratto non riceve mai. La sua è una famiglia sgangherata, tre figli fragili e poco inseriti – due adolescenti, Sam che fin da bambino ha sembianze e sensibilità femminili, e Carole che si veste come un maschiaccio, che fuma, beve e s’impasticca; infine Virginie, 10 anni, fantasia sfrenata, emotiva, che legge e rilegge il Diario di Anna Frank e non si capacita della crudeltà del mondo. Poi c’è Patrick, suo marito, anzi il suo compagno, fotografo fallito, sempre squattrinato e in cerca di altre donne. E c’è lei, Elvira, che di cognome fa Giannini, un’italiana sbarcata in Francia col padre (un impensabile Andrea Roncato) che di mestiere fa il pizzaiolo ambulante, con pizze che sono creazioni artistiche, tipo sculture, e che s’incazza come una bestia quando qualcuno gli chiede l’aggiunta di un ingrediente. Elvira, che a suo modo è ancora una bellezza, fa tutto ciò che non fanno i suoi famigliari: fa la spesa, cucina, pulisce casa, consola i figli, incoraggia il marito, lavora in uno studio di assicurazioni dove si fa strapazzare da un capo insopportabile. Poi un giorno, dopo un controllo di routine in ospedale, decide di fingere di avere qualcosa che non ha. All’inizio è quasi un gioco, giura a se stessa che presto metterà fine alla menzogna e che con un piccolo escamotage racconterà la verità ai suoi. Che, pensandola malata, cominciano finalmente a considerarla sia come madre e compagna, sia come essere umano prezioso e insostituibile. La marcia indietro si fa sempre più difficile, Elvira si sente per la prima volta in vita sua amata e considerata, e decide che non ne può più della situazione precedente.
Serie francese creata dalla scrittrice Anne Berest e da Fabrice Gobert (già autore di Les Revenants), “La mitomane – Mytho” è una commedia all’apparenza poco impegnata ma entrando a fondo nella trama e nel personaggio di Elvira (l’ottima e pluripremiata Marina Hands) si rivela un’analisi puntuale e drammatica della condizione femminile oggi, non in un paese sottosviluppato, ma nella modernissima Francia. La sceneggiatura è attenta ai dettagli e le frequenti riprese dall’alto sezionano piccoli mondi a sé stanti, dove tutto suona finto, a cominciare dalle false geometrie e armonie famigliari. Le voci di grandi cantanti francesi, a cominciare da Aznavour (Il faut savoir – Morire d’amore) accompagnano – con brividi – un serie originale, pop e malinconica. E, dato il gradimento, è prevista una seconda stagione.
Serie francese creata dalla scrittrice Anne Berest e da Fabrice Gobert (già autore di Les Revenants), “La mitomane – Mytho” è una commedia all’apparenza poco impegnata ma entrando a fondo nella trama e nel personaggio di Elvira (l’ottima e pluripremiata Marina Hands) si rivela un’analisi puntuale e drammatica della condizione femminile oggi, non in un paese sottosviluppato, ma nella modernissima Francia. La sceneggiatura è attenta ai dettagli e le frequenti riprese dall’alto sezionano piccoli mondi a sé stanti, dove tutto suona finto, a cominciare dalle false geometrie e armonie famigliari. Le voci di grandi cantanti francesi, a cominciare da Aznavour (Il faut savoir – Morire d’amore) accompagnano – con brividi – un serie originale, pop e malinconica. E, dato il gradimento, è prevista una seconda stagione.
“La mitomane – Mytho” – Francia 2019 – diretta da Fabrice Gobert – 6 episodi su Netflix