Non era poi così “buono” come lo si descrive ora, commossi. Garbato si ma determinatissimo… a far ridere. Lavoratore instancabile, l’arguzia da “montanaro perugino” pur stemperata in lunghi studi, luccicava sempre dietro le lenti, fin dal primissimo mattino, quando lui, avvocato, scandagliava i titoli freschi per trasformarli in frustate. “In questo paese di ignoranti uno che riesce a distinguere un condizionale da un congiuntivo rischia di passare per intellettuale”.
La battuta come corpo contundente era l’arma di classe, intesa in senso sociale. Enrico Vaime era un “borghese”, come si diceva una volta ma di sinistra. Questo significava molto un tempo, significava Cultura. Un’ideologia che non gli frenava il passo, perché sapeva metterla da parte, quando era necessario. Da Walter Chiari a Garinei e Giovannini, da Bramieri a Montesano, a Villaggio, fino a Fabio Fazio -che gli deve molto- tutti gli artisti di “varietà” hanno avuto sulla lingua le sue parole e hanno imparato tanto.
Ci furono però molte occasioni di esprimere il suo sentire apertamente, con quella indignazione surreale appresa alla scuola di Flaiano e dei Gobbi. Lo fece anche al Nebbia Club, a Milano, nei primi anni ’60, appena assunto in Rai, quando la rivolta infuriava e lui, sfidando la censura e le denunce di eresia, brandiva monologhi sull’aborto, sull’assassinio di Kennedy, su San Pietro, sui tentativi di colpo di Stato… nessuno si salvava e al Nebbia spesso arrivavano i fascisti a spaccare tutto. Accanto a lui Bianciardi, Bajni, Eco, Ambrosino, Danè. Quello fu il vero “Teatro-cabaret di satira pungente”. Indimenticabile il “Vademecum Tango” su musica dell’amico Franco Nebbia, uno “scherzo” sui motti latini (clicca qui).
Poi passò alla tv…alle Canzonissime…e fu il successo, con Terzoli, Marchesi, Rispoli e infine Costanzo. Ha scritto tutto lo scrivibile in campo “leggero”, ma un leggero profondo, inimitabile. Teatro, cinema, l’amatissima radio (40 anni di Black out) e tanti libri (Tutti possono arricchire tranne i poveri, Quando la rucola non c’era, Le braghe del padrone… ).
Fulmineo, chirurgico, definitivo: un prurito al collo e zac ! Tutto diventava paradosso e scatenando il riso colpiva a morte. Non c’è altro da dire se non che la rivoluzione alla fine un po’ l’ha fatta, lasciando molti allievi ben “armati”. Ma se “I cretini non sono più quelli di una volta”, nemmeno l’intelligenza, a causa di una rara malattia più spietata delle sue battute, lo sarà più.
Anni 60 Enrico Vaime Vademecum Tango