Milly e Cesare Pavese

“Io la conosco, signorina, la conosco, ripeto, ma così, di sfuggita, l’ho seguita, l’ho osservata a lungo, talvolta, ma senza mai osare avvicinarla. “ Così le scriveva in una lettera un comunissimo studente di 19 anni, affascinato dalla sua voce, dai suoi modi. “Conosco le sue linee esteriori, qualche istante della sua vita e soprattutto quel po’ di anima che da un viso si può rivelare a un osservatore attento. Ma è poco, signorina, al confronto dell’immensità di ciò che vorrei conoscere in lei.”
Lo studente avrebbe desiderato un appuntamento, ma la madre della giovane cantante nascondeva le lettere indirizzate alla figlia, passandole solo quelle di persone facoltose che potevano favorirla nella carriera.
Chissà cosa avrebbe risposto, chissà se sarebbero diventati amici, chissà quali immensità il giovane studente avrebbe scoperto.
Di certo, molti anni dopo, Carla Mignone, in arte Milly, rimase scossa, scoprendo che quella lettera gliel’aveva inviata l’autore de “La luna e i falò”.
Decise allora di inserire nel suo repertorio una canzone in “Ricordo di Cesare Pavese”, scritta da Mario Pogliotti, conosciuta anche come “Un paese vuol dire non essere soli”. (clicca sul titolo)

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