LA CLASSE DI MARIANGELA VA IN PARADISO

Allora, bambina, vivevo in un appartamento sopra al teatro di famiglia e la osservavo – ipnotizzata – da un finestrino della mia stanza da letto, proprio sopra al palcoscenico. Lì, al Nebbia Club, tra il ’62 e il ’63, Mariangela recita testi anticonformisti, con la Compagnia Stabile di Franco Nebbia. Sono gli anni dell’impegno politico che ben si sposa con la sua tempra ribelle. Subito dopo entra in Compagnia con Dario Fo, poi Ronconi. La commessa della Rinascente è morta. Inizia la leggenda di Madame Melato, l’antidiva divina, la compagna di Renzo Arbore negli anni più belli, la Signora delle scene. Quella voce roca, la versatilità, il rigore, alternati alla danza, al canto, al buffo. Mai Medea fu più tragica, mai donna più vera.
– Ero stravagante, come certa gioventù di allora, venni a Roma in treno inventando una scusa ai miei, arrivai al luogo del provino con i capelli corvini arruffati, un vestito di iuta, le ciglia finte costruite da me, una sorta di “Cleopatra dei poveri”… Lessi il testo a velocità supersonica con voce stridula, male in arnese nell’aspetto come nell’atteggiamento, volevo che tutto finisse presto. «Accetterebbe di tagliarsi i capelli?», tuonò Visconti, dalla platea del Teatro Valle. Risposi con la stessa voce stridula: «Anche i piedi». Così nacque l’attrice, in un momento magico. (M.Melato)
Suo papà, il “ghisa”, quando si iscrive a Brera, le dice: «Cosa pensi di fare, poi, l’imbianchina? Ma fai una scuola seria, no?» Lei, testona, gli dimostra che ce la fa da sola. Assunta in Rinascente come vetrinista, si colora i capelli con le vernici dei manichini e va in giro che sembra un uccello tropicale perso nella scighéra, la nebbia. Diciottenne, si paga il corso di recitazione con Esperia Sperani fino al debutto con Fantasio Piccoli a Bolzano. (Binario cieco, di Terron, 1960). Non bella ma bellissima. Esempio indimenticabile di indipendenza femminile, incarna l’esplosione creativa del popolo meneghino, è fascino, risata, eros, classe e a un tempo classe operaia. Mariangela va in paradiso. Dopo 50 meravigliosi anni di teatro e cinema con tutti i più grandi, da Visconti alla Wertmüller. Da Gaber, a Ronconi, a Strehler. Medaglia d’oro al Valore Civile Città di Milano, avrebbe potuto insegnarci ancora molto sull’eroismo del rigore, sulla poesia, su “Il Dolore”, che non ha più potuto recitare, perché lo viveva di persona.

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