L’assistente di volo. The flight attendant

Dai trailer mi sembrava una spy-story, un genere che non mi avvince più di tanto. Amo, invece, la protagonista della serie, Kaley Cuoco, dai tempi di “Sette semplici regole (per uscire con mia figlia)”. É per lei che ho iniziato a guardare The Flight Attendant, per vedere se e come si sarebbe liberata di Penny, ovvero del personaggio (in The Big Bang Theory) che l’ha proiettata nell’olimpo delle star.
L’Assistente di Volo mette al centro della storia una hostess, perfettamente aderente ai più semplicisti cliché, che viene coinvolta in un omicidio con risvolti da intrighi internazionali. Presumendo che non sarebbe finita con una detonazione nucleare dentro il Cremlino, mi ero già arreso alla solita storiella noiosa quando fa la comparsa un Virgilio, come quello di Dante, che accompagna la nostra assistente in lungo e largo dentro il suo personale inferno. Così, da una stravista storiella, la serie si trasforma nel racconto degli inferi nella psiche dei protagonisti, che alla fine risultano ben tratteggiati e dinamici.
Mi è piaciuto tutto, tranne un paio di personaggi poco riusciti e la fine, un vero e proprio insulto all’idea di base della storia, ma probabilmente invisa ai focus group. Kaley Cuoco si cala perfettamente nel ruolo e riesce ad affrancarsi dai suoi vecchi personaggi per quasi tutto il tempo.

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