Una delle malinconie tipiche dei lettori è salutare – a lettura conclusa – i personaggi di un libro, specie se protagonisti di più romanzi. Nei gialli (shame on you, se ritenete il genere minore!) l’affezione diventa così familiare che, al termine delle vicende narrate, già pregusti le nuove uste che il segugio o i segugi fiuteranno nella prossima caccia al colpevole.
Naturalmente, acciocché questo accada, è necessario un sapiente mix da parte degli autori: occorre ideare i detective con caratteristiche originali e ben riconoscibili; creare la fauna di figurine tra cui si trovano a vivere e indagare con sapienza; dipingere l’ambiente in cui si svolge l’indagine, rendendolo protagonista al pari degli umani che lo abitano; last but not least, costruire una storia credibile, avvincente e con piste plausibili e fuorvianti a un tempo, con sviluppi e intrighi coinvolgenti e colpi di scena spiazzanti.
Ebbene, nei romanzi di Franco Gaddoni e Davide Menghi, che vedono protagonista l’ispettore Bruno Endrizzi, questo mix funziona alla perfezione. Vediamo insieme il cocktail che ci viene proposto:
– Ispettore Bruno Endrizzi, trentino della Val di Non trasferito a Forlì, dal carattere riservato con uno spruzzo di ombrosità, che si scioglierà poco alla volta nel corso dei tre romanzi di cui è protagonista. È il tipo di poliziotto che usa intuito e metodo deduttivo, ragionamenti logici e azzardi istintivi, lupo solitario che ha scoperto il branco ottimale per far tana. Non aspettatevi che tiri fuori la pistola o che vi siano scene di ferro e fuoco: gli unici ferri che troverete sono quelli con cui l’ispettore lavora a maglia, per preparare calde sciarpe o vezzosi copricapo per la madre lontana. L’originalità di tale hobby viene sottolineata da dialoghi surreali tra i gomitoli e i ferri, ma niente paura: il lavoro a maglia è foriero di concentrazione atta alla soluzione del caso. Del resto, Nero Wolfe non coltivava
orchidee e cucinava deliziosi manicaretti?
– Ispettore Maria Antonietta De Novellis, abruzzese sposata con un forlivese che l’adora, nonostante le asperità del suo carattere, opposto a quello di Bruno e perciò ad esso perfettamente complementare e necessario. Se Bruno è la calma, Anto è il fuoco; se Bruno è il buon modo timido e serio, Anto è il modo brusco, guascone e irriverente. Amici sinceri, sul lavoro sono una macchina perfettamente oliata.
– Le donne e gli uomini della questura di Forlì: come nei gialli di Maigret ognuno di essi è descritto con le proprie peculiarità che, di volta in volta, ove necessario per lo sviluppo del romanzo, hanno maggiore o minore spessore.
– Vittime, sospettati, indagati: ognuno ha una propria storia, un vissuto che spiega e inquieta, che commuove o indigna e che comunque non è mai banale o fine a sé stesso.
– Forlì e i romagnoli: la bellezza intrigante ma non appariscente delle location via via descritte nel romanzo è il colore che avvolge, con le sue innumerevoli sfumature, le storie di questa provincia gioviale e accogliente, pronta al sorriso e alla convivialità, che sa cogliere il piacere del gusto e dei sensi, ma che conosce altresì oscurità e vizi celati a sguardi troppo indagatori.
– Le trame: ogni lettore di gialli si pone, più o meno consciamente, in sfida coi detective. Nei gialli di Gaddoni e Menghi gli indizi sono (in apparenza) disseminati a piene mani, ma attenzione! Quando tutto ormai sembra risolto, arriva sempre sul filo del traguardo qualcosa che spariglia le carte!
Chi scrive ha avuto modo di leggere, in ordine di apparizione, tutti e tre i romanzi che narrano le inchieste dell’ispettore Endrizzi: “La cantante di liscio”, “Ciclo mortale” e l’ultimo, pubblicato in questi giorni, “Il 71^ del lattaio”. Se nel primo si iniziavano a delineare i personaggi fissi, con i loro tic e il loro vissuto – peculiarità
sviluppate nel secondo – e in entrambi si entrava nel mondo della Romagna e dei personaggi di provincia, è nel terzo che, a mio avviso, il plot narrativo ha uno scatto in più, grazie a una trovata eccezionale degna di un’inchiesta di Sherlock Holmes. Quale? Ma leggete il romanzo, benedetti ragazzi, che ve lo dico a fare?
Franco Gaddoni, Davide Menghi – “Il 71^ del lattaio” – Collana “L’inferno” pagine 172 – Pendragon 2022