Vanno di moda, e non solo in Italia, le saghe familiari: dopo la fortuna dei siciliani Florio, molte autrici e autori si sono cimentati con storie autobiografiche o con vicende storiche ampiamente studiate e documentate. Francesco Casolo, docente di storia del cinema, ha scritto un lungo romanzo “La salita dei giganti (Feltrinelli ed.) dedicato alla famiglia Menabrea, che cominciò a produrre nella seconda metà dell’800 una delle birre più famose del paese.
L’albero genealogico risale al fondatore Giuseppe (1807-1881), detto Josef e arriva nella prima parte del libro a suo figlio Carlo che ricalcherà le orme paterne nella produzione e nella sponsorizzazione della bevanda. I Menabrea, nativi di Gressoney (allora praticamente irraggiungibile dalla vicina Biella se non a piedi o a dorso di mulo) erano di stirpe walser (tedeschi) e dopo essersi dedicati ai manufatti tessili, decisero di concentrare le loro qualità imprenditoriali nella birra che l’acqua di montagna rendeva speciale. La peculiarità del romanzo è che sia declinato al femminile: Carlo, sposato con Eugenia Squindo, ebbe infatti tre figlie, Albertina, Eugenia detta Genia per distinguerla dalla madre e Maria. La figlia di mezzo si distinse subito per il suo carattere determinato e per l’attaccamento quasi devoto al padre. Con lui, ad appena sei anni, affrontò la prova più difficile che le toccò in sorte, scalare montagne, attraversare corsi d’acqua e dirupi scoscesi per raggiungere la vetta dei Giganti al cospetto del Monte Rosa. E fu lì che Carlo decise che sarebbe stata lei, Genia, a portare avanti l’impresa e per suggellare quel patto con se stesso fece assaggiare alla bimba un sorso di quella bevanda miracolosa. La bambina poi ragazzina continuò a bazzicare la fabbrica e a seguire tutte le varie fasi dalla semina all’essiccazione, dalla tostatura all’imbottigliamento, sotto la guida gentile di Mastro Gregor, esperto del settore. Il tempo scorre, nasce il primo cinematografo, il primo telefono, la luce elettrica e Genia, diventata donna, scopre la passione e la libido, cosa per quegli anni inconcepibile. La storia continua e continua con i figli – tutti maschi – con gli alti e i bassi, le depressioni e i lampi di felicità e quel sentimento di mancanza per gli affetti perduti (il nonno, il padre, la sorella Albertina e il marito Emilio Thedy) ma anche con l’ostinazione di montanara instancabile che nessuna salita anche la più aspra può sfiancare.
Il passo dei giganti – di Francesco Casolo – Feltrinelli editore