Ti ricordi il gioco della mosca cieca?
Ti bendavano, ti facevano ruotare su te stesso un paio di volte, spintonandoti qua e là per farti perdere il senso dell’orientamento, e poi via! In mezzo a ragazzini che ti ronzavano intorno, pungolandoti e sbeffeggiandoti, dovevi acchiapparne almeno uno. Servivano velocità e destrezza, ma spesso tu, povera mosca cieca, ti aggiravi scompostamente e goffamente vorticavi le braccia, tra l’ilarità dei compagni aguzzini. Ma, talvolta, accadeva che qualcuno, forse impacciato come te, o forse intenerito dal tuo smarrimento, si faceva acciuffare e allora vi abbracciavate, in un’allegria bambina, complice e ridente.
Adesso che è tutto buio attorno e un velo di ghiaccio ricopre le cose e più non senti alcun suono, ancora ti aggiri bendato in un infinito universo e continui a cercare a tentoni chi hai perduto.