Un esordio che vale la pena di leggere, diverso, spiazzante. In trentaquattro quadri che si intrecciano e susseguono, e spaziano dalla memoria al presente, e viceversa, l’autrice con la sua fedele cocker bianca e nera Olivia, esplora la propria esistenza. Olivia non è solo un cane ma un essere vivente complesso quanto la padrona, con gli stessi riti, sorprese e autonomia di un umano. E nel presente è il tramite tra Giulia e il mondo, è lei che la porta in giro e la obbliga a guardare negli occhi le persone che incontra e crea il filo sottile lanciato verso il mondo. Perché la sua padrona è un tipo speciale e traumatizzato; refrattaria, dopo storie d’amore andate a male, a fidarsi degli altri. In fondo le sue sole certezze vengono dall’infanzia, lì sapeva chi era, una bambina guidata dal saggio e sapiente nonno, l’unico a cui lei si sia mai affidata. La figura campeggia nel libro come esempio di amore assoluto, sostituto del padre perso appena l’autrice era nata. Il nonno è mite e stracolmo di etica, educato e gentile e ama la nipote incondizionatamente attraverso gesti memorabili e tradizioni culinarie condivise con lei. E’ contrapposto alla nonna, cattiva, migragnosa e arida che sapeva fare un’unica cosa magnifica, il ragù.
C’è un meraviglioso profumo di infanzia dove le cose della vita andavano al loro posto come non accade nell’altra vita, quella adulta piena di delusioni sentimentali. Per Giulia Serughetti impersonificate da donne con cui non riesce ad andare al di là della speranza innamorata, poi tradita. La protagonista fa fatica a stare al mondo, è introversa e ansiosa ma ha una formidabile arma: l’ironia. E’ propriamente un’autoironia implacabile nel sottolineare le proprie mancanze e i comportamenti discutibili, gli errori e la rabbia che si portano dietro.
E ci dice che guardarsi dentro con disincanto è un modo intelligente e necessario a sostenere certi pesi altrimenti ingestibili. Altrettanto intelligente è la spinta costante a trovare un equilibrio, e i cento modi per farlo. Perché insieme al divertimento nel leggere queste pagine, si segue un percorso di pensiero, riflessioni sul Tempo e lo Spazio che abitiamo, la qualità delle persone; accettando in lei lo stesso spiazzamento che prova il lettore seguendo le sue incongrue e strane peripezie insieme a Olivia, e il suo sguardo singolare su tutto ciò che esperisce. Giulia Serughetti non si limita al racconto di avvenimenti piccoli e grandi trattandoli con la stessa importanza, fin nelle minuzie, ma prova a dare qualche impacciata e fondamentale risposta. Le risposte vere, d’altra parte, sono sempre dubitative, un tentativo di cercare spiegazioni o anche non trovarle affatto, arrendendosi. Il ritratto di donna che ne esce è comprensivo di tutto, spietato e di una sincerità disarmante nelle definizioni. Manipolatoria e ingenua, consapevole e impaurita, forte e debole, sincera e menzognera, cinica e struggente fino a spezzare il cuore. La molteplicità qui disegna un essere umano tridimensionale, la complessità restituisce qualcosa di vero fino al midollo.
Amore assoluto è un libro breve ma prezioso, si legge e si rilegge più volte perché la scrittura è intensa e diversa dalla faciloneria, scorrevole ma pregna di significati. E ogni volta che lo si riprende in mano appare una nuova sfumatura che non avevamo colto, strappandoci risate per il grande senso dell’umorismo e subito dopo stupendoci con un acuto di autenticità.
Amore assoluto e altri futili esercizi Giulia Serughetti Marcos y Marcos pag.142 15,00 euro