Perdita. Se ci fosse un sottotitolo a Sola Andata di Claudia Bruno potrebbe essere – senza ombra di equivoco – questa parola che tutti sperimentiamo nella vita. Per una volta non si tratta di una morte, dell’atto finale di qualcuno che amiamo ma dello smarrimento di qualcosa che non tornerà, nonostante si faccia di tutto per trattenerlo. Ludovica ama Christian, brillante ricercatore che porta le cicatrici di una nebulosa infanzia post guerra jugoslava, una delle più feroci dei recenti anni. Christian è solido, forte dell’apprezzamento del suo lavoro ma è precario quanto la sua fidanzata.
Vivono a Roma in una casa in divenire che non finisce mai, il Cantiere viene chiamato. Una delle tante promesse italiane di case per giovani in periferia che porta la stessa precarietà di chi ci abita. Nulla è certo, i lavori di completamento durano in eterno, splendida metafora e miraggio insieme dell’incertezza. Quando a Christian si prospetta di continuare le sue ricerche a Londra lui parte e lei rimane in una casa che non è ancora casa. A farle compagnia una gattina cieca ritrovata per caso, fragile quanto la sua padrona; incapace di vedere la realtà, si affida agli altri sensi ma è costantemente in pericolo.
La similitudine con Ludovica è evidente: la giovane ragazza, senza Christian si sente perduta appunto. Pensa costantemente che il loro legame finirà nella lontananza, lo rende un presagio. Allora decide di raggiungerlo in una Londra per lei sconosciuta, tutta da capire, dove lui vive in un buco disordinato e respingente. Ludovica si rifugia in lunghe passeggiate per capire dove si colloca la sua vita e ha un quaderno dove continuamente scrive frasi e formule per decifrare il suo mondo interiore, fatto di alti e bassi, pieno di squilibri che la portano sull’orlo del precipizio. E’ un’interiorità profonda e spezzettata quella che le appartiene, che non trova risposte nella brutalità della mancanza di stabilità economica e nel suo stare male in un fuori che le è ostile.
La svolta avviene quando la gatta Ombra, lasciata in Italia si ammala. Non mangia più, è debilitata da quando Ludovica è a Londra. L’unica cura è riunirsi a lei, per farlo lei chiederà aiuto al fratello di Christian, ragazzo instabile e con qualche deficit. Per pagare il viaggio Ludovica prenderà una decisione che ribalterà la sua vita. Lavorerà in un bar la notte, si addentrerà in un universo per lei inimmaginabile, e percorrerà una china sconvolgente che lascio alla lettura.
I temi di Sola Andata, come per ogni romanzo che meriti questo nome e non si dibatta inutilmente su un solo piano come troppo spesso accade oggi, sono stratificati e si intrecciano perfettamente. E’ un libro sul disagio giovanile senza essere generazionale, sulle declinazioni dell’amore e le sue speranze e bugie senza essere melenso. Va nelle profondità dell’animo senza retorica e fa un uso sapiente delle metafore. Coglie l’intersecarsi delle culture senza banalità. E’ un romanzo sul destino e la nostra incapacità di governarlo. Per ottenere tutto ciò, Claudia Bruno usa una lingua colta, complessa, che ha nei dialoghi quella spinta al confronto umano mai superflua, mai buttata via; e nel far emergere le paure, l’introspezione e la fatica ci offre anche un gran bel personaggio femminile che chiedendosi i perché è per forza fragile e senza pelle, in confronto al maschile razionale e controllato.
Dimenticavo: Sola Andata è l’esordio di una scrittrice che aveva mostrato dalle prime prove (ho lavorato con lei nel mio corso di scrittura narrativa) un vero talento, una personalità originale che nel suo romanzo si esprime appieno.
Claudia Bruno: Sola Andata NNE pag.233 17 euro
La Rivista Intelligente ha pubblicato, di Claudia Bruno, il racconto del Corso di Scrittura Narrativa di Valeria Viganò
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