MAIGRET

Scritto nel ’54, “Maigret e la giovane Morta“, è solo un pretesto per il regista Patrice Leconte per riportare al cinema l’ennesimo romanzo di Georges Simenon. La storia c’è ma è esile e evanescente. Gigantesco è invece il corpaccione di Gèrard Depardieu che incarna – più carne che ossa – un Maigret vecchio e stanco, che riesce a essere brusco anche con la moglie adorata e che ha perso ogni gusto per i piaceri della vita, soprattutto da quando il suo medico gli ha proibito di fumare la pipa per motivi di salute. La vicenda è presto detta: una giovane donna sui vent’anni viene trovata morta, parecchie pugnalate a insanguinare l’abito da sera di gran classe, quasi fuori luogo rispetto alle scarpe logore e alla borsetta cheap. La ragazza però, nonostante le prime affannose ricerche, resta a lungo senza nome e sarà solo grazie alle intuizioni del commissario se qualcosa su di lei si verrà a sapere.
La storia poi si sbroglia con colpi di scena non prevedibili che mostrano la morbosità e lo squallore di certi ambienti “bene”, in cui lo sfarzo e lo sfavillio dei calici di champagne, nascondono il degrado della corruzione.
Ma a Leconte non interessa la vicenda in sé, per lui conta unicamente la cifra umana e stilistica del suo Maigret/Depardieu. E chi potrebbe se non un personaggio così aggrovigliato e tormentato come l’attore francese naturalizzato russo (grandi simpatie per Putin, per la La Pen, ma anche per i gilet gialli) incarnare l’ispettore belga prossimo alla pensione? La dimensione crepuscolare del racconto – gli interni nitidi ma sempre illuminati da una luce artificiale, gli esterni spesso angusti e cadenti – l’angoscia di fondo che accompagna ogni scena e che è propria nella realtà sia a Simenon (il rapporto con la figlia morta suicida), sia a Maigret (che perde l’unica figlia) sia a Depardieu che perde il figlio in seguito a una polmonite. Insieme all’angoscia e alla nostalgia, un sentimento di empatia per le persone fragili: gli basta un sorriso appena accennato e un guizzo quieto negli occhi a quel gigante, in tutti i sensi, di Depardieu. Basta solo quello per risultare indimenticabile.
Maigret di Patrice Leconte – Francia 2022

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