Sembra passato un niente dal 1989, quando Almudena Grandes (scomparsa a soli 61 anni nel 2021) pubblicò il suo primo romanzo “Le età di Lulù”, poi trasposto in un film da Bigas Luna. Prendendo in mano il poderoso libro “La figlia ideale” (edito da Guanda – 560 pagine – 2020) ritroviamo lo stesso stile, introspettivo, con un’analisi spietata seppur empatica dei tre personaggi principali. A loro la scrittrice madrilena dedica un capitolo alla volta, declinato in prima persona.
Siamo nella Spagna franchista dei primi anni ’50: Germán Velazquez Martín, psichiatra di fama, fuggito dalla patria natia all’avvento della dittatura e rifugiatosi in Svizzera per terminare i suoi studi, decide di tornare a casa e di prendere servizio nel manicomio femminile di Ciempozuelos.Lì incontra le altre due figure principali della storia: Donna Aurora Rodríguez Carballeira, che aveva già conosciuto nello studio paterno (anche lui psichiatra) quando era bambino, e Maria, giovane ausiliaria nello stesso ospedale.
La Grandes, come scrive in una lunghissima appendice al libro, prende spunto da fatti realmente accaduti anche se da lei cambiati o resi ancora più eclatanti nel suo romanzo: Donna Aurora è stata davvero una folle criminale, che si è macchiata dell’orribile omicidio di sua figlia Hildegart, una ragazza geniale, ritenuta però da sua madre “venuta male” e quindi soppressa.
La nobildonna, ricca, intelligente e coltissima, sviluppa all’interno del manicomio disturbi psichici ancora più orrendi ma nei primi anni della sua “detenzione” si dedica all’istruzione di una bimba, Maria, nipote del giardiniere e poverissima. La ragazzina si affeziona alla matura paziente, che col tempo si fa sempre più intrattabile, e diventa sua lettrice.
Gérman, a sua volta segnato dalla lunga esperienza all’estero, si lega per motivi professionali a Donna Aurora e per motivi sentimentali a Maria. La storia si dipana attraverso i deliri di Aurora, le riflessioni argute e dolenti di Gérman, il diario ricamato di speranze e i timori di Maria.
Su tutto si staglia l’ombra soffocante del regime che insieme agli alti papaveri della Chiesa e ai suoi zelanti delatori (preti e suore) rendono la vita un incubo agli oppositori politici, alle pazienti povere, agli omosessuali e a una serie infinita di persone che non si adeguano pedissequamente ai suoi dettami.
Il racconto è prolisso, complicato, angoscioso eppure è difficile non essere coinvolti e non identificarsi volta per volta con i protagonisti. Un finale sorprendente e quasi positivo a chiudere un romanzo bello che toglie e al contempo ridà speranza nel genere umano.
Almudena Grandes – La figlia ideale – Guanda 2020