Chissà che non tutto sia irreversibile, che ci sia spazio per dire qui e ancora, per un ricordo di cui perdonarci, ritornare alla vita, per l’umiltà di essere soli e per l’indecifrabile grazia di chi ci resta vicino. Per la gigantesca misura di ogni parola, per la silenziosa salvezza che ogni “ti amo” raccoglie e contiene, e che in un istante ci estirpa da questo inferno del tempo che così tanto dentro ci scava da farci mancare anche la forza di dargli l’ultima voce che abbiamo.
Chissà non ci sia ancora un dove – non importano i luoghi, non importa il paese, la lingua, la voce – e che finalmente non si stia avvicinando quello che da una vita aspettiamo.
Sapere che c’è ancora speranza quando a tutto si è già rinunciato così tante volte che non riusciamo più a dargli misura di anni, di giorni, di ore che mai del tutto nessuno ha abbastanza vissuto, e avere fiducia che il tempo per tutti ha ragioni diverse e anche percorsi che ci restano oscuri. Chissà non si possa incontrare oggi stesso il futuro e dire a chi amiamo, con più convinzione: “Dammi la mano, dammi la mano e non avere paura. E se hai paura, pazienza: vuol dire che ancora c’è tempo, infine c’è tempo, di nuovo.”