Uno nasce ad Asti e l’altro a Milano. Nel 1937 il primo, l’anno dopo l’altro. Di questo se ne conosce anche l’indirizzo, via Gluck 14.
Il primo proviene da famiglia agiata, diventa avvocato, esercita e arriva al concorso di notaio. L’altro poco più che emigrante, con la famiglia che parte da Foggia in cerca di lavoro, arriva appena alla licenza elementare. La mamma ha superato la quarantina e pensa che la pancia gonfia sia una malattia terribile, invece nasce Adriano. Comincia a fare l’orologiaio e origlia con interesse il rock and roll che arriva dall’America.
Anche Paolo s’ispira alle musiche nuove d’oltreoceano ma a lui piace il jazz e lo suona al piano. È un personaggio con un aplomb inconfondibile, grande classe, raffinato nelle sue musiche, arrangia quelle degli altri e molte colonne sonore. Adriano da solo non fa quasi niente, ha bisogno di avere gente intorno; secondo lui – da meridionale – i fidati sono solo i familiari. Ma la combriccola sarà composta anche da grandi artisti sconosciuti che, come lui, diverranno famosi. Paolo ci mette parecchio prima di interpretare le sue canzoni, parole e musica, ma quando lo fa diventa un fiume in piena, è il 1974. Adriano invece, già nel 1957, debutta a un festival del rock’n’roll a Milano in gruppo con Tenco, Gaber e Iannacci.
Nel 1970 presenta la sua bellissima moglie al Festival di San Remo, con Claudia cantano “Chi non lavora non fa l’amore” e vincono. Avranno tre figli. Paolo sposa Egle e non avranno figli. Infine i due eroi si incrociano, e Paolo scriverà per Adriano qualche canzone. Sono entrambi creatori, di un modo diverso di fare musica e, a più di ottanta anni, compongono ancora per sé e per altri grandissimi artisti. Una è proprio speciale, Mina.
C’è un altro che mi sta a cuore ricordare, che nasce il 6 gennaio, ma del 1944 ad Andria. Non è un cantautore, è solo testimone e grande estimatore della produzione dei due giganti. Quando, nel 1968, scoppia come una bomba “Azzurro” (clicca qui), composta da Paolo Conte e portata all’enorme successo da Adriano Celentano, lui aveva appena comprato a rate una 500 blu con gli sportellini antivento, radio e mangiadischi estraibili. Abbassava i finestrini, alzava al massimo il volume e girava la Versilia cantandola con passione del cercatore di cose speciali.
È sempre bellissima questa canzone, ma, più di cinquant’anni fa, l’estensore di queste righe che allora era un giovane paracadutista dal cuore impavido, se la viveva come più che bellissima. E ora si pavoneggia ogni anno a condividere con Paolo e Adriano un giorno speciale, il più speciale della costellazione del Capricorno, secondo lui.