Leo e Rèmi sono due ragazzini di 13 anni, amici per la pelle. Allevati entrambi da famiglie attente e affettuose, vivono in simbiosi: mangiano, dormono, giocano, corrono, vanno in bicicletta, parlano e si confidano ogni cosa. Il rapporto cambia quando cominciano a frequentare la scuola superiore. Anche lì stanno in banco assieme, vicini, e come separati dalle altre compagne e compagni. Le ragazze, soprattutto, ma anche i ragazzi azzardano battute sulla loro amicizia che potrebbe essere qualcosa di più: il termine “finocchi” aleggia in classe in tono divertito e spesso malevolo. I due fingono indifferenza: Rèmi, adolescente timido, suonatore di flauto, se ne frega davvero, mentre per Leo è diverso. Impercettibilmente comincia ad allontanarsi dall’amico, a mischiarsi alle bande di maschi e a giocare a hockey su ghiaccio, come per affermare la propria virilità.
Lukas Dhont, giovane regista belga, dopo il successo di Girl, torna sul tema dell’identità sessuale, ma nel caso di “Close” si sofferma maggiormente sulla difficoltà di crescere e di trovare la propria strada in un mondo ancora pieno di pregiudizi e indifferenza. La vita spensierata dei due ragazzini che corrono nei campi di papaveri si trasforma in una corsa a ostacoli per evitare le buche e i tranelli in cui rischiano di cadere. I due straordinari interpreti, Eden Dambrine (Leo) e Gustav De Waele (Rèmi), grazie anche alle riprese ravvicinate sui loro visi ancora bambini, raccontano in modo realistico e senza pruderie, i loro stati d’animo: vergogna, rabbia, paura, compassione, sensi di colpa difficili da elaborare. Ci si commuove in questo film bello e complesso, ci si perde negli occhi chiari di Leo, grandi e profondi come acqua di lago.
Close di Lukas Dhont – Belgio, Paesi Bassi, Francia 2022 – Premiato al Festival di Cannes