Gente per bene

Fuori pioveva a dirotto. Anche il gatto si era rifugiato sotto il balcone e con un miagolìo intermittente e accorato segnava il tempo della pioggia, come a lamentarsi della porta chiusa che tagliava fuori ogni possibilità di riparo. Dentro, nemmeno una luce.
Del resto a cosa poteva servire la luce quando il sonno era così profondo da vincere ogni tuono, ogni rumore, ogni lampo di quel terribile temporale?
E così passò la notte. Un lungo sonno ristoratore era quello che le ci voleva per riprendersi dallo spavento. Necessario antidoto all’orrore che aveva segnato la lenta e faticosa giornata di mezza estate.
Al mattino si era alzata presto, anche se la vacanza era appena iniziata. Aveva lasciato un leggero bacio sul braccio del suo amore che ancora dormiva ed era uscita in giardino per avviarsi verso il paese. Due brioches calde avrebbero intriso di latte buono l’intero mattino.
Dopo pochi passi però dovette fermarsi perché dalla casa di fronte usciva uno strano tipo che urlando le faceva segno di avvicinarsi. Le sembrò di vedere dietro ai vetri qualcuno che, barcollando, agitava le braccia in cerca di aiuto. Per questo raggiunse veloce la casa dei vicini, appena dopo l’angolo.
Sempre composti, sempre per bene, riservati nella giusta misura i Lawrence erano coniugi molto stimati nel piccolo paese. Quando entrò nella loro casa – con una leggera spinta alla porta appena socchiusa – vide Mary Lawrence a terra, colpita alla testa dal marito che ancora stringeva in mano il pesante bastone da passeggio, sempre ostentato nelle nervose camminate dietro casa. Subito cercò di rianimarla, mentre il marito, come in trance, se ne restava col bastone sospeso in aria quasi volesse picchiare anche lei stessa.
Solo le sirene dell’autoambulanza, che qualcuno aveva chiamato lo riportarono in sé. Anche Mary sembrava riprendersi pian piano e in un momento di lucidità le chiese di allontanarlo per sempre da lei, dalla sua vita.
Un uomo così educato, così buono con tutti, l’aveva ingannata da sempre, non l’aveva mai amata e quando Mary l’aveva sorpreso in intimità con quello strano tipo aveva reagito scaraventando su di lei tutte le sue rinunce, tutta la sua rabbia, tutta la fatica delle quotidiane finzioni. Voleva proprio ammazzarla e, se nessuno avesse risposto alla richiesta di aiuto, l’avrebbe di sicuro finita a bastonate.
Certo tanta violenza l’aveva sconvolta, ma adesso che tutto era finito poteva vedere con lucidità quanto era stato falso e inutile il loro rapporto. Poteva finalmente capire le ragioni di quel sottile disagio che aveva scandito gli ultimi anni della loro vita insieme.
Lui che era per tutti così gentile, così amabile, così aggraziato, a volte perfino innamorato, in realtà era solo un perfetto commediante: mai e poi mai avrebbe lasciato intravedere quanto era diverso dalla figura che tanto piaceva alla gente del villaggio. E lei, Mary, ora che lo aveva sorpreso in intimità con un uomo, era diventata una testimone insopportabile, un rischio da eliminare ad ogni costo.
Così, tra gente per bene, finì la mattinata. La donna lasciò all’ambulanza la casa dei Lawrence e si avviò verso il paese.
Un sapore amaro la inseguì fino a sera.

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