La questione immigrazione, è ormai chiaro, è l’enorme scoglio su cui sono destinati a infrangersi diversi governi europei, primo fra tutti quello italiano, a causa della posizione geografica del nostro paese.
In particolare, Giorgia Meloni ha mostrato la corda – per la prima volta anche personalmente – reagendo in modo poco credibile alle polemiche susseguite alla tragedia di Cutro, affrontata assai male dal suo esecutivo.
Ma la vera questione è un’altra. E va al di là degli eventi luttuosi che si verificano costantemente, da molti anni a questa parte, in quel Mediterraneo che fu fonte di civiltà e di confronto tra popoli diversi e ora è cimitero silenzioso per migliaia di vittime innocenti.
L’antico Mare Nostrum è ridotto a valle di lacrime (di coccodrillo) per governi di ogni colore, impegnati soprattutto in un miserabile gioco di dare-avere, che ha come posta pressoché unica il consenso necessario al mantenimento del potere e come moneta la vita umana, da spendere con la massima accortezza nei momenti opportuni.
Il fatto è, mettiamocelo in testa, che i movimenti migratori in atto sono un evento epocale, dunque non risolvibile con leggi e leggine. La cosa che più si avvicina al giusto inquadramento in senso positivo, progressivo del problema, è il ragionare in termini politici, da parte di un’ Unione Europea che sia davvero all’altezza del suo nome, in direzione di un cambiamento culturale decisivo. Cioè di un sussulto di umanità che coinvolga profondamente il sentire popolare riguardo al tema, modificandone di conseguenza l’approccio a un livello diverso, ben superiore dal punto di vista etico ma anche politico ed economico.
La stagione dei contrasti strumentali fra destra e sinistra su un tema di tale portata deve essere ad ogni costo superata. Ci vuole coraggio e qualità politica, certo. Ma questo momento è necessario che arrivi con urgenza. Il prima possibile.