Francia 1935: una giovane attrice squattrinata, belloccia e senza particolare talento, incontra un ricco produttore cinematografico in cerca di un futuro sulle scene. Madeleine Vernier – questo il suo nome – convive in un misero appartamento con Pauline, avvocata senza clientela. Afflitte da una cronica mancanza di soldi, dal padrone di casa che reclama gli arretrati, dalla portinaia impicciona le due cercano di tirare avanti come possono. Il ricco produttore, vecchiaccio senza scrupoli, alla fine dell’infruttuoso colloquio, mette le mani addosso a Madeleine, che fugge via imprecando e sbattendo la porta della lussuosa villa.
Da quel momento, una serie di eventi imprevedibili piombano addosso alle due ragazze, che per una volta cercano di trarne profitto, anche se per ottenere risultati devono spudoratamente mentire e addossarsi delle colpe che non hanno. Il rischio è grande: le donne vengono trattate come delle appendici del maschio, da lui dipendono, e ogni forma di indipendenza (dall’indossare un paio di pantaloni) viene considerata un’offesa alla morale pubblica.
Con ritmo da vaudeville, colpi di scena, situazioni che dovrebbero essere drammatiche e invece suscitano ilarità, la storia si aggroviglia: ispettori di polizia proni al potere, pubblici ministeri ridicoli e ridondanti nel loro ruolo, giudici pasticcioni disposti a tutto pur di chiudere il caso, giornalisti assatanati e giurie plaudenti o respingenti a seconda dell’aria che tira.
Il regista François Ozon, si muove con nonchalance tra Allen e Fassbinder, creando un pastiche ironico ma di spessore, esaltando il femminismo e la determinazione delle donne a farsi strada da sole, respingendo qualsiasi forma di coercizione e di violenza nei loro confronti.
Tra teatro (sua grande passione) e realtà, Ozon esalta le capacità delle due giovani attrici, Nadia Tereszkiewicz che interpreta Madeleine e Rebecca Marder nella parte di Pauline, infila gli splendidi camei di Fabrice Luchini e Andrè Dussolier e fa risplendere il talento di Isabelle Huppert nel ruolo di una matura diva sul viale del tramonto.
Graffiante e divertente.
MON CRIME – di François Ozon – Francia 2023
Da quel momento, una serie di eventi imprevedibili piombano addosso alle due ragazze, che per una volta cercano di trarne profitto, anche se per ottenere risultati devono spudoratamente mentire e addossarsi delle colpe che non hanno. Il rischio è grande: le donne vengono trattate come delle appendici del maschio, da lui dipendono, e ogni forma di indipendenza (dall’indossare un paio di pantaloni) viene considerata un’offesa alla morale pubblica.
Con ritmo da vaudeville, colpi di scena, situazioni che dovrebbero essere drammatiche e invece suscitano ilarità, la storia si aggroviglia: ispettori di polizia proni al potere, pubblici ministeri ridicoli e ridondanti nel loro ruolo, giudici pasticcioni disposti a tutto pur di chiudere il caso, giornalisti assatanati e giurie plaudenti o respingenti a seconda dell’aria che tira.
Il regista François Ozon, si muove con nonchalance tra Allen e Fassbinder, creando un pastiche ironico ma di spessore, esaltando il femminismo e la determinazione delle donne a farsi strada da sole, respingendo qualsiasi forma di coercizione e di violenza nei loro confronti.
Tra teatro (sua grande passione) e realtà, Ozon esalta le capacità delle due giovani attrici, Nadia Tereszkiewicz che interpreta Madeleine e Rebecca Marder nella parte di Pauline, infila gli splendidi camei di Fabrice Luchini e Andrè Dussolier e fa risplendere il talento di Isabelle Huppert nel ruolo di una matura diva sul viale del tramonto.
Graffiante e divertente.
MON CRIME – di François Ozon – Francia 2023