C’era una volta uno stinco di santo. Non aveva mai il dente avvelenato anche perché in tutte le cose ci andava con i piedi di piombo. Riusciva, così, a non farsi il sangue amaro.
Ovunque si chiedesse in giro per il paese, tutti a dare la stessa risposta: <<ha un cuore d’oro>>.
Viveva in un polmone verde e dalla sommità del podere il colpo d’occhio era magnifico.
Un bel giorno un amico per la pelle gli fece avere un vero e proprio tuffo al cuore.
Sfruttando una delle sue, non tanto note, debolezze, approfittando, appunto, del suo aver spesso la testa tra le nuvole gli fece credere del ritorno in paese dopo anni di una sua vecchia fiamma pronta a presentarsi con il cuore in mano.
Al solo pensiero gli venne la pelle d’oca.
Assicuratosi che lo stinco di santo non aveva fatto orecchio da mercante, l’amico capì di poter sfruttare quello che da sempre era stato un altro tallone di Achille dello stinco. Il braccino corto.
Si trattava di un difetto che non avrebbe dovuto venir fuori in tali circostanze.
Allora, l’amico senza cuore, per evitare di restare per il resto dei suoi giorni legato a lavori da olio di gomito, suggerì l’acquisto di un regalo che costasse un occhio della testa.
Con le sue mani di fata si fece consegnare una cospicua somma di denaro e con stomaco di ferro, pensando che una mano lava l’altra, si dileguò a gambe levate con il bottino.
Non scrutando con il suo occhio di lince nemmeno da lontano né la vecchia fiamma né l’amico, lo stinco di santo, con il cuore a pezzi, capì di essere stato preso per il naso e restò di stucco.
Si ritrovò spesso ad alzare il gomito, con il nome della vecchia fiamma e del caro amico sempre sulla punta della lingua e alla bocca dello stomaco.
(Mic L’ape 🐝)
Molto bello per creatività e fantasia. Complimenti all’autore.