AI Cattiva maestra?

Neanche molti anni fa, per scrivere un testo si usavano carta e penna. Poi sopraggiunsero i computer e, nel giro di poco tempo, l’uso della tastiera è diventato la norma, insieme al copia e incolla. Progressivamente i ragazzi a scuola per le tesine e altri tipi di elaborati scritti hanno iniziato ad assemblare i testi, ovvero a integrare qualche frase digitata di loro pugno col copia incolla di quanto trovato sul web. Se fatto in modo intelligente e consapevole, i risultati erano anche interessanti, ma in altri casi gli alunni producevano, stampavano testi che neanche leggevano. Nelle università le tesi di laurea, prima di essere approvate, venivano sottoposte a scansione con software che cercavano di capire se fossero state prodotte con un copia e incolla selvaggio.
Al tempo di CHAT GPT non c’è neanche più lo sforzo di copiare e incollare; il testo viene direttamente prodotto dall’intelligenza artificiale (AI).
Da un punto di vista didattico il problema non è di poco conto.
Come cambierà il modo di insegnare a leggere e a scrivere? Cambierà qualcosa nei programmi didattici? Gli insegnanti riusciranno mai a capire che caratteristiche avranno i testi dei compiti assegnati a casa?
Una bella sfida per il nuovo millennio.
Rendere consapevoli gli studenti di cosa significa interagire con l’intelligenza artificiale generativa, diventa fondamentale e ineludibile.
Se gli studenti utilizzeranno AI per produrre testi e ne accetteranno passivamente i risultati, di fatto demanderanno all’intelligenza artificiale le capacità creative e di giudizio. Assecondando senza il filtro del proprio modo di pensare e di ragionare quanto AI elabora, finiranno per perdere conoscenze e abilità, come capita agli analfabeti funzionali.
Se invece opereranno in modo critico e valuteranno con il proprio bagaglio di conoscenze i risultati dell’interazione con l’intelligenza artificiale, ne trarranno vantaggi: il proprio modo di pensare si confronterà con quanto non era stato da loro preso in considerazione, le conoscenze con quanto ignoravano, le abilità con quanto non erano in grado di fare. Avranno modo di constatare come AI correggerà sintatticamente le loro produzioni scritte.
Per far meglio comprendere ciò che potrebbe accadere, pongo alcune domande:
Questo breve e semplice testo l’ho scritto io? L’ha scritto chat GPT? L’ho scritto io e l’ho fatto correggere a Chat GPT? L’ha scritto Chat GPT e poi l’ho corretto io? Ho accettato le correzioni e le integrazioni proposte da Chat GPT, elaborandole successivamente di mio pugno? Le ho accettate tutte o in parte?
Come un insegnante potrebbe valutare un testo scritto senza avere queste informazioni?
Come convincere gli studenti a fornirle, quando consegnano un testo scritto. Quali criteri usare per valutare un testo scritto con l’ausilio di Chat GPT?
Con l’inizio dell’anno scolastico i docenti, oltre ai tradizionali modi di insegnamento, dovranno ragionare con gli alunni su questi argomenti, porre il problema dell’uso critico dell’intelligenza artificiale generativa, esplorare nuove strategie tese a preservare e sviluppare la creatività “umana”, senza demonizzare l’uso dell’intelligenza artificiale. Compito arduo.

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