Banania (pronuncia Banas)

Questo che vedete qui, mentre occhieggia da una foto malconcia, sfocata eppure vibrante, è Banania. Non so nemmeno se sei vivo oppure morto, caro Banas (da pronunciare Banasc), soprannome del soprannome del soprannome. Albanese Giuseppe, primo nell’ appello del liceo. Poi Albania, Banania, Banas (pronuncia Banasc).
Una classe di liceo, a pensarci bene, contiene l’universo. No, forse esagero. Diciamo più modestamente una galassia. In cui ognuno gioca il ruolo che il Fato gli ha inderogabilmente assegnato. Nella galassia terza B il ruolo di Banania somigliava a quello del Fool scespiriano. Un mattocchio incapace di concepire il male, la cui personalità usciva fuori a sorpresa, come un Jack in the box, nei momenti più impensati: la barzelletta surreale, vecchia come il cucco, verniciata di assurdo e perciò nuova, irresistibile nonsense, elucubrazioni candidamente erotiche ma espresse con infantile grazia, imitazioni sgangherate eppure capaci di suscitare spasso e ilarità.
Sembrerà riduttivo, ma il suo estro mite e beffardo scaturiva sui campi di calcio polverosi che erano la nostra seconda casa, il nostro Eden indiscusso. Indossata la maglietta numero nove, il piccolo Banas (pronuncia Banasc) dalle spallucce esili si trasformava in un castigamatti, imprendibile per le pur arcigne difese avversarie. Segnava a raffica, dotato di quel dono impalpabile che i cronisti sportivi di lungo corso chiamano senso del gol.
Il gol era il suo momento di gloria, il quarto d’ora di notorietà, dunque di felicità, a lui riservato. Vi assicuro, nonostante la piega benevolmente compassionevole che sta assumendo la vostra bocca, che allora, al tempo dei fatti qui esposti, non era poca cosa. La Storia va contestualizzata, si sa.
Potrei raccontare molto altro, su Banania, ma finirei per essere tedioso, per avvitarmi come spesso mi capita in un passato remoto, egoriferito, dunque la pianto qui. Spero solo che Banas (pronuncia Banasc) faccia ancora parte di questa galassia minima, e magari legga il piccolo racconto che parla di lui.
Ne dubito fortemente, però. Non so perché, ma ne dubito.

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