Il Muro

<<Ambarabà ciccì coccò tre civette sul comò che facevano l’amore con la figlia del dottore. Il dottore si ammalò… ambarabà ciccì coccò>>.
<<Un, due, tre chi è fuori è fuori, chi è dentro è dentro>>.
E così si inauguravano i miei pomeriggi nel cortile condominiale, eravamo dieci ragazzini con tanta voglia di giocare. Le braccia appoggiate al muro di mattoni rossi, la testa inclinata sul braccio destro, gli occhi socchiusi, e via alla filastrocca del nascondino. Tutti scappavano, cercando un posto sicuro dove nascondersi, complici le cantine con i loro corridoi bui. Poi all’improvviso, un grido: tana, tana! La mano batteva sui mattoni rossi, ancora accesi dal sole.
Quello era il muro della gioia, il muro del divertimento.
IL MURO
Lancio la palla contro il muro rosso, che divide il mio cortile dalla proprietà della Marchesa. Un, due, tre batto le mani e la riprendo.
Poi rientro a casa, affannata e stanca, passo le ore con mia nonna Anna, affaccendata a preparare la cena.
<<Nonna nel muro del cortile ci sono quattro anelli di ferro battuto. Come mai?>>.
<<Nel ‘44 durante la guerra i tedeschi si erano insediati nella villa della Marchesa, adatta come sede di dislocamento dei comandi militari e delle truppe: lì legavano i loro cavalli e li sorvegliavano>>.
<<Nonna, allora, nel mio cortile c’e’ il muro della guerra…>>.
IL MURO
Poi mi ritrovo grande, donna, madre, ma soprattutto figlia.
E ti rivedo appoggiato alla parete di roccia antica, che sale all’Eremo. Sei nella stessa posizione di quando io giocavo a nascondino, solo che tu fatichi a respirare, non vuoi girarti e guardarmi negli occhi, con la mano sinistra mi allontani e io: papà, papà… stai male? Una crisi respiratoria, un intervento dannato che ti aveva salvato, rimandando la morte solo di qualche anno.
Ma il muro ti sorreggeva, ti nascondeva, ti ascoltava. Forse chiedevi perdono, pregavi, o piangevi.
Quello era il muro del dolore.
Ancora oggi salendo all’Eremo in solitudine, mi soffermo, ti rivedo e accarezzo la roccia, quasi a confortarmi, immaginando che tu sia ancora qui.

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