Senso di morte e di abbandono lento
lacera i resti del mio cuore, infranto
in mille pezzi arrugginiti e molli
sparsi sulle pareti screpolate
della mia vita malvissuta e spenta.
Grava nella mia mente ottenebrata
un fiume di parole dolorose
che scorre ininterrotto e non si placa.
Riconosco il mio limite nel male,
tento di liberarmi un po’ maldestramente
da questa frustrazione immaginaria,
che mi tormenta e soffoca i miei slanci.
Voglio un risarcimento alla noia malata
che avvelena e abbrutisce il mio spazio vitale,
voglio un vestito di sano egoismo
da indossare più spesso sul mio corpo,
privato d’amore, di gioia e di speranza.
Spalanco la finestra e aspiro l’aria,
rumorosamente la mangio con il gusto
di chi risale dal fondo in apnea,
e sento che qualcosa si scioglie nel mio petto;
nella bocca salivo un sapore salato
di baci che guariscono ferite ancora aperte.