Tecum fugis*

Sto preparando la valigia, poche cose, anzi niente, solo un paio di vecchie Clarks per dar sollievo ai piedi dopo tanti passi.
Sembro Marco, nella canzone di Lucio Dalla:
Marco grosse scarpe e poca carne
Marco cuore in allarme
Con sua madre e una sorella
Poca vita, sempre quella
Chiamatele vacanze, io la chiamo fuga, ho bisogno di bivaccare, di non avere mete né persone che mi attendano.
Sceglierò i sentieri, i boschi, i ruscelli. Penso che la natura sia in grado di darmi tutto ciò che mi serve – e l’uomo? L’uomo se vorrà potrà nutrirmi, anche con cibo semplice, avanzato, nessuna pretesa.
D’altra parte nell’animo sto bene.
Mi disse una volta un vecchio seduto sempre allo stesso bar, in compagnia, sempre, dello stesso caffè: “dove fuggi? Lo sai che ovunque tu fugga, fuggirai con te stesso? Se la quiete non l’hai nell’animo, i luoghi possono soltanto essere un lieve, illusorio, transitorio sollievo”.
Caelum non animum mutant qui trans mare currunt.
(Cambiano di cielo, non d’animo, quelli che fuggono al di là del mare).
Fuggi con te stesso 

4 commenti su “Tecum fugis*”

  1. Mi tocca molto questa riflessione, sono qui in montagna da sola, con due gatti, e ogni tanto penso di chiamare Giulio.
    Poi ricordo che lui non c’è più, da due anni ormai, e l’ultima volta eravamo qui insieme.
    Stare sola non è pesante per me, è stare senza di lui che spesso diventa insopportabile.
    Dicono che il tempo lenisce, abitua forse, ma non lenisce il dolore, mai.

    1. La ringrazio. Io sono sola da 10 anni. L estate poi e’ tiranna, si riempie di ricordi. Bisogna attendere che passi.questo testo e’ una “ fuga”, quante volte da ferma, immobile penso di fuggire !
      Ma poi capisco che devo restare qui.
      Conosco tante persone che vanno, vanno,vanno per poi tornare .

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