Il termine sagra ha caratteristiche prettamente religiose (è una variante di sacra) e viene identificato con “il rendere sacro, mediante rito religioso, una chiesa, un altare o una immagine religiosa”. Assume, inoltre, il significato di “festa per commemorare la fondazione e la consacrazione di una chiesa”.
Ma è noto come spesso tra sacro e profano ci sia una sorta di complicità. Ne deriva che sagra è anche una “occasione di festeggiamento popolare legata ad eventi quali il raccolto di determinati prodotti agricoli”… e non solo!
Di sagre del secondo tipo, in specie nel corso della stagione estiva e finanche di quella d’inizio autunno, se ne contano a migliaia.
Sarebbe un compito arduo, oltre che tedioso per il lettore, farne un elenco sia pure solamente di quelle organizzate nelle varie frazioni di un singolo paese.
Il punto non è tanto il tipo di prodotto che si intende festeggiare (ora si dice “promuovere”), quanto l’affluenza che eventi di tal portata generano.
Sovente si possono vedere paesini abbarbicati sul cucuzzolo di una montagna letteralmente assediati da migliaia di persone che, ammesso di poter trovare posto per l’auto a non meno di tre chilometri dal centro del borgo ove sono allestiti gli stand, sgomitanti si affrettano ad afferrare questa o quella genuina prelibatezza gastronomica autoctona, impossibile da trovare della stessa fatta in altro luogo per consistenza, fragranza, sapore, profumo e via dicendo.
È proprio qui casca l’asino.
Possono essere tutti autoctoni i prodotti che vengono offerti (è un modo di dire in quanto c’è sempre ben visibile uno stand “CASSA”) agli innumerevoli affamati visitatori ?
Non sono un esperto e non ho dubbi al riguardo, come non ne hanno, nè potrebbero averne, i buongustai giunti in loco.
Si va a fiducia e poi ognuno dice all’altro: “Vedi quanta gente c’è ! Se non era buono non venivano, non si arrampicavano tutti fin qui su”.
È vero. Massima e piena fiducia alle sagre di paese, tipicità e originalità nostrane.
Ma c’è anche chi preferisce non unirsi ai buongustai sagraioli pur essendo un buongustaio. Magari questi il prodotto genuino (ammesso che non occorra tutto per la sagra) vuole gustarlo a casa o farselo servire in altro luogo.
E qui e su questo si accende la discussione tra parenti, amici, conoscenti, sconosciuti in fila prima per la CASSA e poi per ritirare il prodotto da gustare, spesso, in piedi perché i limitati spazi del piccolo borgo non permettono l’allestimento di congrui posti a sedere.
Si discute: chi va controcorrente ?
Chi resta a casa e salta la sagra di turno oppure chi non si perde nemmeno una delle sagre di turno ?
E cosi queste discussioni fatte per ammazzare il tempo di attesa, lasciano immediatamente l’aspetto squisitamente culinario e sfociano nel politico, nel sociale e si possono sentire termini ed espressioni quali élite, popolo associato a popolare, “è di destra”, “è di sinistra”, “non sembra che ci sia crisi viste le persone che si muovono, spendono e mangiano” ecc. ecc..
Un amico si è avvicinato mentre scrivevo queste futili osservazioni e mi ha chiesto: “Ma tu poi che hai fatto ieri sera ?”
Non ho potuto mentire: “Sono stato alla sagra della porchetta avvolta in strati di prosciutto con ripieno di melanzane con mozzarella pomodoro e olive e coperta da formaggio di montagna fuso… aspetta… mi sembra di aver dimenticato qualcosa…”
dal Vostro inviato fuori dallo stand “CASSA” della sagra del piatto più in alto d’Italia
(Mic L’ape )
È un racconto davvero simpatico che riflette uno degli aspetti folcloristici dei nostri giorni. Si tende ad inseguire a tutti i costi l’obiettivo di equipararsi agli altri e a non vedere il vero scopo di questi eventi perché partecipare è comunque appagante!
Giusta lettura in questo periodo di sagre,ne finisce una ne inizia un’altra , poi lì si mangia meglio di là. Una bella competizione!
😀
Gradevole scorcio di vita comune scritto con garbo
Estate tempo di sagre ogni paese ne ha una con menù diversi(solo le solite orchestrine passano da una sagra all’altra)quasi tutte fanno il pieno per la varietà del mangiare e la voglia di uscite!Una bella lettura che centra in pieno lo spirito e l’atmosfera che si vive all’interno di una sagra!
…amo le tradizioni. Le sagre paesane sono l’occasione per vederle rivivere, respirare certe atmosfere del lontano passato, fare un viaggio indietro nel tempo, immergersi e trascorrere qualche ora in amene località e assaggiare piatti tipici…
Il racconto descrive perfettamente lo svolgimento delle sagre cogliendone l’aspetto sociale, gastronomico e commerciale. Quest’ultimo alquanto celato. Lo trovo simpatico e interessante.
Stasera si chiude la sagra di San Massimo, che ha visto un abbondante spolvero di politici che salutavano calorosamente gente che non ha mai visto