Scorta canina

Mi capitò una volta a Modena che ero andato in centro a piedi per uno spettacolo, poi venne la cena, poi le chiacchiere interminabili: all’1,30 salutai tutti, vuoi un passaggio, faccio due passi.
Ottima idea, avevo mangiato e bevuto troppo. Bella camminata, bella temperatura, fuori dal centro il passo era già più elastico; a metà del viale deserto, in fondo al quale c’era la traversa della mia strada, camminavo sull’asfalto perché i marciapiedi erano bui, quando vidi un cane che sembrava stare per conto suo, poi ne apparvero, dal buio, una dozzina che mi si misero attorno, randagi, o liberi che dir si voglia, di buona taglia e vari incroci, collari neanche per sogno; mi affiancarono ai due lati e tre di loro davanti, al mio passo, che si davano ogni tanto il cambio con quelli ai lati; ogni tanto uno mi urtava, un altro chiudeva le fauci di scatto, come a minacciare un morso; anche io ne toccavo qualcuno come di sfuggita, col palmo, sui fianchi; arrivati alla mia strada feci un verso, voltai e quelli in testa tornarono indietro di corsa per riprendere loro posto; mi fermai davanti a casa e aprii facendomi strada tra di loro e non si opposero.
Una volta dentro, vidi che si erano accampati davanti la casa. Cominciai a prepararmi per il letto, le abluzioni, il pigiama, guardai di nuovo erano ancora tutti lì, un paio accucciati ma svegli, altri seduti e il resto in piedi.
Mi sono sempre chiesto cosa volessero dirmi e non l’ho mai capito.

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