Quando l’Autore si piace

Nei circoli letterari, nei gruppi di lettura, persino in ambienti accademici invisi ai governanti se ne parla. Ma sempre sottovoce. L’autoerotismo letterario esiste davvero ?
Questioni di politically correct impongono di premettere, per evitare ondate di imbarazzo e sdegno, che si sta semplicemente parlando di autori che si innamorano perdutamente delle proprie opere.
Si tratta di quell’autocompiacimento dell’autore che a volte arriva a “stampare” un bacio sul proprio manoscritto diventato libro fresco di stampa, di quel toccare con voracità materica il dorso del proprio lavoro intellettuale.
Innanzitutto occorre provare a dare una definizione al fenomeno, ammesso che lo si voglia considerare esistente.
L’autoerotismo letterario potrebbe essere (è d’obbligo l’uso del condizionale) quello stato per cui uno scrittore, dopo aver creato trame, intrecci, rime, prose, metafore e via discorrendo, è talmente sedotto dalla propria creazione da non riuscire a staccarsi materialmente dal libro, giornale, rivista che dir si voglia.
Secondo una scuola di pensiero sul tema oggetto del dibattito, risulta difficile per chiunque abbia scritto delle pagine non sentirsi un irresistibile amante, seppur di qualcosa che è parte di sé.
Ma quali sono le componenti necessarie perchè tutto ciò si materializzi ?
Un po’ di vanità, un quanto basta di talento e tanto tanto narcisismo letterario.
Addirittura c’è chi è pronto a giurare che l’autore colto da autoerotismo letterario finisca per utilizzare il libro a mo’ di specchio. Vi ci si riflette mentre balla al suono delle parole scelte con amore ma soprattutto con passione.
L’autore manifesta il fenomeno anche nelle interviste nelle quali non fa altro che autocitarsi, nelle presentazioni dove, alla presenza di un nutrito gruppo di persone, non fa che sfogliare le proprie pagine e accarezzare la copertina mantenendo a tratti uno sguardo languido. Il momento culminante del finale travolgente è il “firma copie”. Lì da tutto se stesso: marca il proprio amore verso qualcosa di sè che l’abbandona.
Studiosi del fenomeno hanno notato l’esistenza di sfumature come per ogni forma d’amore che si rispetti.
Ci sono autori che sognano ad occhi aperti con le frasi della propria opera intellettuale, e quelli che fanno la corte alle proprie metafore, che riportano fedelmente e in maniera costante nelle conversazioni pubbliche e private.
Sia tra i critici letterari che tra i semplici lettori si trova chi è molto irritato da questa forma di autoerotismo. Alcuni arrivano addirittura a paragonarlo ad una sorta di ossessione.
Chiosando non può non affermarsi che l’autoerotismo letterario esiste ed è diffuso. Non è poi detto, come sostengono alcuni, che debba essere considerata una pratica sconveniente. In un panorama nel quale è molto presente l’autocritica non fa male la presenza di una autostima letteraria più marcata.
Che vada per l’autoerotismo letterario ma senza esagerazioni. Un libro deve pur sempre essere un piacere non solitario.

Dal Vostro inviato nella sala lettura “il Piacere” (Mic L’Ape 🐝)

3 commenti su “Quando l’Autore si piace”

  1. Loana Boccaccini

    Ecco, io temo proprio di appartenere a quel tipo di lettori che non amano il narcisismo letterario,non dico che non ci voglia autostima..ma esprimerla in modo eccessivo mi fa subito pensare a quanta fatica deve essergli costato il prodotto che ha generato..persino a quanto poco ci credesse l’autore stesso,prima!
    Passione sì,ma poi anche distacco, o meglio: giusta distanza, equilibrio..
    Che noiosa, eh?

  2. Interessante, erotomane teoria. Da eterosessuale autore cederei volentieri i miei libri( le mie libre?…le mie copie!) in una sorta di scambismo letterario. Come lettore ho invece la smania di possederli tutti, a me, a me!😅

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