Chi non ha dimestichezza con la scuola italiana, vale a dire chi non ne ha esperienza diretta come dipendente, forse nemmeno sa che esistono delle graduatorie interne di Istituto, da rinnovarsi ogni anno, che hanno la funzione di individuare, tra i titolari di cattedra, i “perdenti posto”.
Questa categoria di sfigati (tali li definirebbero i ragazzi), comprende quelli che veleggiano al fondo delle suddette graduatorie. Nonostante il termine che è stato loro attribuito, non si tratta di partecipanti al ben noto gioco delle sedie, ma di chi, in caso di contrazione dei posti disponibili, è tenuto a presentare domanda obbligatoria di trasferimento e dunque vive perennemente con le valigie pronte.
Va detto subito che queste graduatorie sono state, per anni, il regno dell’immobilismo. L’aggiornamento del punteggio, salvo che in casi eccezionali, è presto fatto: dodici punti per ogni nuovo anno di insegnamento e palla al centro. Poco importa se sei un docente impegnato ed efficace. A nessuno interessa se ti aggiorni, se proponi una didattica efficace, se sei disponibile con i tuoi studenti, se ottieni buoni risultati. Come anche per lo stipendio, nella scuola italiana vige il criterio della meritocrazia geriatrica. Più sei decrepito, più sei in alto in una ideale scala gerarchica; e peccato che tale proporzionalità diretta valga anche per il progredire dell’alzheimer, altrimenti avremmo dei bicentenari con migliaia di punti in graduatoria e stipendi da favola.
Tutti gli anni, almeno fino ad ora, arrivati a febbraio si celebrava il rito del rinnovo delle graduatorie. I punti di cui sopra venivano aggiunti sostanzialmente d’ufficio. La segreteria rilasciava un modulo con il nuovo ammontare, tu indicavi se avevi qualche nuovo titolo da conteggiare (la nascita di un figlio o poco altro), riconsegnavi il modulo firmato e il gioco era fatto.
Ma quest’anno…
No, quest’anno cambia tutto. Perché al Ministero competente qualcuno ha deciso che i vecchi conteggi non vanno più bene. Tutto da ricalcolare, insomma; e allora dalla Segreteria arriva la comunicazione che andranno dettagliati, nella maniera più minuziosa, tutti i servizi prestati fin dal primo giorno di supplenza, quando ancora l’idea di un’assunzione in ruolo a tempo indeterminato era un miraggio.
I Docenti, increduli, leggono e rileggono quanto è richiesto dalla normativa. Per ogni singola prestazione, vanno indicati giorno di inizio e di fine servizio e denominazione dell’Istituto presso il quale si è svolto.
Ora, se per i Docenti più giovani (e dunque anche meglio dotati di memoria) il computo potrebbe essere agevole, per le vecchie cariatidi in odore di pensione, si tratta di recuperare dati che si perdono nella notte dei tempi. Tornano alla mente perfino quei sedici giorni di supplenza prestati a Roccacannuccia di Puglia (aprile 1986, può essere), quando si portavano ancora i pantaloni alla zuava e il top dell’informatica era costituito dal Commodore 64. Ci sono Istituti scolastici che non esistono più, altri che hanno cambiato denominazione o sono stati accorpati. Il panico comincia a serpeggiare in sala insegnanti. I più fortunati dichiarano di ricordare dove conservano, in una cartella consunta, i vecchi fogli di nomina. Il giorno dopo, alcuni di loro tornano trionfanti sventolando le antiche fotocopie che odorano ancora di ammoniaca. Gli altri assediano la segreteria, nella speranza che i dati si trovino nei propri faldoni personali. Intanto, i bene informati dicono che la novità non riguarda solo il modello da compilare. No, il ricalcolo considera nuovi parametri e minaccia di rivoluzionare le sonnacchiose graduatorie precedenti. Criteri diversi rischiano di aprire voragini nel computo di qualcuno e di lanciare nell’iperspazio quello di altri. Rossi e Colabetta, che sono unici nella graduatoria di Informatica non si salutano già più. Rossi, che è da sempre avanti di un punto, scorre con preoccupazione i nuovi parametri di attribuzione, ma il calcolo non è così semplice, perché se devi fare qualcosa, dice il Ministero, già che lo fai lo devi fare astruso, cervellotico. Colabetta non ha niente da perdere, e allora vagheggia un’opportunità insperata. Nonostante i suoi cinquantotto anni, ha già dichiarato che, dovesse servire, è pronto a diventare padre. Iodice era ultimo nella graduatoria di Matematica, ma sembra che il servizio preruolo prestato nella stessa tipologia di scuola sia maggiormente considerato. Per ben quattro volte, incrociando Rummolo in corridoio (Rummolo ha insegnato per lo più alle medie inferiori) non ha resistito alla tentazione di fargli il gesto dell’ombrello. Sono venuti quasi alle mani, fino a quando non hanno saputo che Gonella, a causa dei molti trasferimenti pregressi, scivolerà certamente al fondo della graduatoria. A quel punto si sono abbracciati commossi e sono andati a sfotterlo assieme.
In tutto questo delirio, c’è chi vuol vedere anche gli aspetti positivi. Per esempio, ci sarà finalmente un archivio informatico nazionale di tutto il pregresso: fatto una volta sparirà finalmente tutta quella carta inutile.
Nemmeno per sogno. Il modulo va compilato in cartaceo (utilizzando penna d’oca e inchiostro ferrogallico n.d.r.) e riconsegnato in Segreteria.
Va bene, ma almeno i criteri di valutazione dei servizi sono fissati una volta per tutte. Seeee! Te lo sei creduto, eh?!
Niente affatto. Per il prossimo anno si sa già che varieranno nuovamente. Qualcuno crede ad uno scherzo, ma si va a leggere ed è proprio scritto così nero su bianco: per l’anno scolastico 2025/2026 cambia di nuovo tutto.
Iodice e Rummolo sono definitivamente venuti alle mani.

Fotografia di JESHOOTS-com da Pixabay
ti credo, ti credo: ci sono passata, avevo anche sbagliato a compilare il modulo e per quella casella sbagliata («Ma perché l’hai barrata?!» «Ve l’ho chiesto… se non lo sapete voi in segreteria…») sono stata trasferita per un anno perdendo tutti i “punti-vantaggi” della continuità, come quando si azzerano i punti sulla carta fedeltà del supermercato, e dovendo lasciare la classe migliore che mi fosse capitata in quella scuola… Unica consolazione: essere allora tra le più giovani. Non ci si accapigliava, ma a suon di sorrisetti… Con mia somma gioia, ne sono fuori!
Per fortuna, tra una ventina d’anni la categoria sarà sparita. Studenti davanti ad un terminale con intelligenza artificiale che li catechizza e un guardiano ogni cinquanta allievi per evitare che si sbranino. Questo nella migliore delle ipotesi. In alternativa, videogiochi gratis per tutti e poi merenda.
Vorrei che la tua risposta fosse ironica, invece,,,
Non c’è più spazio per l’ironia. Qui ci si mangia vivi.
mi sa che hai ragione – l’umanità sta rotolando via
Io spero di sparire tra due. E lo dico oggi dopo un collegio docenti dal quale sono tornata a casa serena come Cerviacov dopo avere starnutito, a teatro, sul collo del generale Brizzalov (per i più smemorati, o i più giovani, Anton Čechov)
Non sono così fortunato da poter andare in pensione a breve, ma ho pronta la lettera di licenziamento. Due non sono male, coraggio.
Tutta la mia solidarietà! Dal mio status di pensionata continuo a essere percorsa da sussulti di indignazione leggendo la tua realistica descrizione.
Torniamo al cartaceo ! Torniamo al cretacico ! Torniamo al cricetaceo !
squick!!!!
Aggiornamento. Siamo venuti finalmente in possesso di un vademecum per la compilazione delle graduatorie di Istituto. Chi volesse rendersi conto di quanto possa essere arzigogolata e cervellotica una normativa può prenderne visione qui, a suo rischio. https://granfoffo.wordpress.com/2025/02/23/graduatorie-scolastiche-fantastiche-e-come-compilarle/
Lo scritto è impeccabile, bisogna però ammettere che il capolavoro comico elaborato dalla UIL RUA supera ogni aspettativa. L’intelligenza artificiale finirà per cedere le armi dinanzi a costoro.
Tento di rimanere all’altezza del Ministero ma devo ammettere che hanno degli autori con troppa esperienza. Quel passo in cui si dice che gli insegnanti di sostegno hanno punteggio doppio è impareggiabile. Ricorda il miglior Achille Campanile. Consiglio agli Amministratori della Rivista di postare direttamente i Decreti legge. Sarebbe il massimo pubblicare le circolari attuative che sono davvero l’apice della comicità. Sfortunatamente molte di quelle non sono mai state concepite.