Lo confesso: sono io quella che causa ingorghi, imbottigliamenti e code bibliche tra le corsie del supermercato. Perché non sono una di quelle che passano, prendono e incarrellano. Io mi dedico alla lettura delle etichette, frugo negli anfratti della memoria per ricordare scandali, notizie di contraffazioni. Vado alla ricerca di certezze (poche) e dubbi (tanti) legati a questo o a quel prodotto.
Un bell’acquisto, quindi, e anche un bell’aiuto, il libro di Dario Bressanini Le bugie nel carrello (anche in e-book), che finalmente ci spiega cos’è il kamut (è un marchio registrato USA/Canada, non un grano naturale degli antichi egizi – con buona pace degli unsaccoalternativi), ci narra la creazione del pomodoro pachino, ci illustra la biodinamica (lo sapevate che il letame va posto in un corno di vacca e sotterrato di notte quando il sole è in trigono con nonmiricordocosa?); ci spiega la bufala delle bufale e perché se un vino è più costoso è veramente più buono. Per non parlare dell’inutile patata al selenio, e di tanti altri miracoli del marketing. Inoltre ci ricorda che la chimica non è, non sempre, il male dei mali e il naturale non è, non sempre, il migliore dei mondi possibili.
Un testo prezioso per le informazioni che dà, con in più il piacere di leggere qualcosa di ben scritto, con leggerezza e humor anche nei passaggi più scientifici. Bressanini è un chimico, e forse (come sapeva fare Primo Levi, il più grande chimico scrittore) saper «sposare gli elementi e farli reagire» serve anche a sposare e far reagire le parole.
Le bugie nel carrello
di Dario Bressanini
Ed. Chiarelettere, 12,60 euro