di S.Bandera, P.Giannelli,S.Simonini.
Paolo Mannina, palermitano, sposato in Spagna con Pablo, è un insegnante di lingua italiana che è stato espulso dall’Eritrea a causa della sua omosessualità. Abbiamo raggiunto telefonicamente Paolo in Cile dove si trova in questi giorni per motivi di famiglia. Paolo ci ha raccontato la vicenda di cui è stato protagonista.
Ciao Paolo, innanzitutto grazie di aver accettato di raccontare la tua storia che ci ha molto colpiti perché sembra provenire da un altro secolo. Raccontaci, da quanto tempo insegnavi in Eritrea e perché hai scelto il Paese come meta professionale.
Ho insegnato ad Asmara per un mese e dieci giorni. La ricerca di un lavoro mi ha spinto a fare domanda in Eritrea, dove le graduatorie non erano affollate come in altre sedi.
Come pensi che le autorità eritree siano venute a conoscenza del matrimonio con il tuo compagno?
Pablo aveva chiesto di venirmi a trovare e, dato che non ha mai ottenuto l’ok dall’ambasciata eritrea, suppongo che le autorità del luogo abbiano fatto delle ricerche per sapere chi fosse. Né lui né io, per ovvie ragioni di privacy, avevamo dichiarato nella documentazione prodotta per la richiesta dei rispettivi visti, di essere sposati.
Quali rischi hai corso durante la vicenda?
A partire dal momento in cui l’Ambasciatore mi comunicava il motivo “ufficioso” della mia espulsione non avevo più ragioni di rimanere ad Asmara perché scaduta una settimana dall’avviso avrei dovuto “prepararmi al peggio”.
L’Ambasciata italiana non poteva escludere che le autorità eritree, alla scadenza dell’ultimatum, mi potessero arrestare e rimpatriare con la forza.
Temevo per la mia incolumità, avevo paura che venissero a cercarmi, ero inquieto, stressato e in preda a uno stato febbrile che mi toglieva tutte le forze relegandomi a letto.
Ho lasciato la mia casa vivendo nascosto presso degli amici, per tutelarmi dal punto di vista fisico e psicologico.
Come sei riuscito a lasciare il Paese?
Ho chiesto garanzie all’Ambasciatore italiano e, per salvaguardare la mia persona, ho lasciato L’Eritrea la mattina dell’11 aprile, dopo aver firmato una dichiarazione di cessato servizio nella quale specificavo di essere costretto a lasciare il Paese per ragioni che non dipendevano dalla mia volontà.
Quale posizione ha preso la Farnesina, nei confronti del governo eritreo?
E’ stato convocato l’ambasciatore eritreo a Roma, il quale ha specificato che ogni cittadino straniero presente sul territorio eritreo ha l’obbligo di rispettare gli usi e i costumi locali e, a maggior ragione, le vigenti leggi che vietano i rapporti omosessuali. La sua posizione ci è sembrata insostenibile: a tal proposito, com’è stato evidenziato dal comunicato stampa diffuso dall’Associazione Radicale “Certi diritti”, che mi sta tutelando in tutta questa vicenda, va precisato che io non ho violato nessuna legge eritrea e non ho commesso nessun reato sanzionato dalla legge di quel Paese. Infatti non sono stato accusato di nulla e la mia espulsione non può quindi essere motivata da una violazione della legge locale.
Ti sei mai trovato, in precedenza, in una situazione simile a causa della tua sessualità?
E’ la prima volta in assoluto che mi trovo in una situazione del genere. Non ho mai subito alcuna discriminazione a causa della mia dichiarata omosessualità, né in Italia né all’estero.
Qual è la vita degli omosessuali in Eritrea? Esiste una comunità gay?
Non so nulla in tal senso, non so se esista o meno una comunità gay e, qualora esistesse, dovrà vivere nascosta in quanto i rapporti omosessuali sono puniti con una pena detentiva che va dai 3 ai 10 anni di carcere, come ho potuto apprendere a seguito della mia espulsione.
In Eritrea gli Italiani vivono abbastanza isolati, non hanno molti rapporti con gli abitanti del luogo, se non quelli commerciali o burocratici. Non ho avuto il tempo né la possibilità di capire questo aspetto della loro società.
Spostandoci In Italia, come vedi il futuro degli omosessuali nel nostro Paese?
Penso che ci sia ancora molta strada da compiere in tal senso, non avendo nemmeno una legge contro l’omofobia.
La comunità gay vive in una sorta di limbo, riconosciuta ormai dalla stragrande maggioranza della società civile ma negata a livello politico e legislativo.
Il riconoscimento dei matrimoni gay sarebbe un grande passo avanti, basterebbe solo superare l’ambiguità dei nostri governi rispetto alla tematica dei diritti Lgbt e restituire la politica alla laicità, facendo scelte coraggiose e progressiste. E’ soltanto una questione di diritti: all’autodeterminazione dei singoli, alla pluralità delle identità.
Ritieni che la tua vicenda abbia avuto la giusta ricaduta mediatica?
Inizialmente non c’è stata nessuna copertura giornalistica poi, grazie all’Associazione radicale “certi diritti” e al comunicato diffuso dalla Scuola di lingua italiana per Stranieri dell’Università di Palermo, la notizia è circolata dappertutto.
La stampa si è schierata dalla mia parte e le Istituzioni mi hanno dimostrato la loro solidarietà e la loro vicinanza.
Se dovessi ipotizzare un luogo da scegliere per il tuo futuro dove andresti e perché?
Volete proprio saperlo? In un’isola deserta con Pablo, mio marito, e la mia amata cagnetta Lolita. Non credo sia difficile immaginare il perché. Sogni o scherzi a parte, il mondo non va indietro né con esso l’orologio del progresso umano. Tante conquiste sono state fatte, ma la carta dei diritti rimane ancora un sogno tutto da realizzare, o in gran parte, un sogno incentrato sul rispetto e sulla dignità dell’essere umano.
Mi piacerebbe un giorno svegliarmi e scoprire che l’Italia coincide con il Paese che ho sempre sognato, il Paese in cui vivere e amare liberamente colui o colei che la vita ci ha messo accanto.
Che emozioni lascia in te questa vicenda?
Rabbia, sconcerto, qualche incubo notturno insieme alla speranza di ricevere una risposta concreta e responsabile da parte delle Istituzioni politiche italiane.
Mi conforta la continua solidarietà di amici, conoscenti, sconosciuti e delle iniziative prese a mio sostegno: a tale proposito, il Sicilia Queer Filmfest mi ha invitato ad aprire, a fine maggio, la “Summer School” con la mia testimonianza sul tema “Differenze e identità plurali”.
Il comitato del Palermo Pride sta prendendo spunto dalla mia vicenda per dare inizio, il 18 maggio, ai lavori per l’organizzazione del Pride Nazionale, che quest’anno si terrà appunto a Palermo.
E’ di questi giorni l’interrogazione parlamentare sulla mia vicenda al Ministro degli Affari Esteri Emma Bonino, proposta dal Senatore Pd Sergio Lo Giudice insieme a Luigi Manconi.
Paolo ci fa piacere che la vicenda si sia risolta anche se è stata provante. La Rivista Intelligente inaugura con questa tua intervista una rubrica dedicata alle diversità che ne pensi?
Trovo sia una scelta giusta, bisogna dar voce a tutte le diversità se vogliamo che la nostra società si abitui a pensare in una maniera non tradizionale e che l’affermazione delle libertà civili nel nostro Paese diventi una realtà di fatto.