Perché lei era il mio cane

Chiedo scusa a chi sta perdendo oppure ha perso una persona cara.
Il mio cane non era una persona e lo so.
Parte di me mi fa credere che non potrò più vivere senza lei, anche se non è vero.

Non ci sarà più una Storia come la nostra, io non sarò mai più come ero quando ho fatto di lei il cane che volevo.
E nessun altro cane sarà come lei.
Ci saranno, e già sono, altre e nuove storie d’amore, altri cani, altre me.

Ma un pezzo di vita è passato via, oggi, per sempre.
E mentre lo racconto, so che a lei non sarebbe importato nulla che altri sapessero.
Anche nel suo lavoro, ha fatto quello che ha fatto solo per me.
C’è chi ha parlato la prima volta a 40 anni perché ha desiderato pronunciare il suo nome, c’è chi ha vinto il terrore dei cani grazie alla sua dolcezza e sicurezza. C’è chi ha camminato grazie a lei, chi ha interagito con le persone senza aiuto di operatori umani solo grazie a lei.

E lei ha lavorato tanto, e lo ha fatto per me. Non si domandava mai la ragione delle mie richieste, sapeva che chiedevo e le bastava.
Le importava di me, e questo mi ha reso una persona migliore.
C’era ogni volta a casa quando tornavo – e c’era, silenziosa, quando volgevo lo sguardo a cercare il suo torace che si alzava respirando.
C’era in tutte le notti dei miei attacchi di panico e in tutte le mie risate e i miei orgasmi.

Il suo esserci sempre senza chiedere, grata per ogni scelta, è stato spesso l’appiglio che mi ha permesso di andare avanti.
Sapevo che mi avrebbe tradita morendo, e non lo ha fatto. Mi ha portata a desiderare che la sua vita finisse. Lo aveva pianificato. Non è possibile, ma lo avrebbe scelto, se avesse potuto.
E così mi svegliavo nei molti mesi della sua vecchiaia, ogni giorno sperando e temendo che fosse andata via.
Poi non è più riuscita a alzarsi, capiva poco, non ha riconosciuto più nessuno, tranne me, la mia voce.

E ci siamo salutate serenamente, l’ho accompagnata e lei era con me come io con lei, un’ultima volta insieme.

Adesso non so dove ritrovare il suo odore: presto andrà via dai miei vestiti e non c’è modo di trattenerlo. Lei era il Mio Cane, per favore, non parlatemi di ponti e di arcobaleni.

Se esiste un ponte del genere
lei non lo ha passato.
Dovesse aspettare una sola ora
oppure cento anni
Barbie sarebbe accucciata all’ingresso
ad aspettare me.
Perché lei era il mio cane.

 

Luisa di Biagio è Psicologa e Addestratore cinofilo specializzato in Pet Therapy

 

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