Un pensiero dominante ossessionava Al Phanos, tiranno di Siracusa in carriera: “Monti era più moderno! Bocconiano, parruccone, tutto quel che vuoi, ma intanto sapeva l’inglese e scorazzava felice nell’economia liberista. Noi qui siamo in Abbazia!”. Che fare?
Era l’ora della ricreazione, in quel dolce asilo fra le tosche colline. Iosepha, innervosita dai commenti di Grillo sulle sue fulgide medaglie, si era dimenticata del self control di stampo renano-goethiano- merkeliano e stava massacrando la pagaia in un giro-record nel torrentello di Notthunger. Le altre ragazze parlottavano fra loro. Di che? Di trucco e parrucco, ovviamente! Ma cosa aveva Whiteflower da sussurrare all’orecchio della ministra ottentotta King? “Affrontiamo un problema alla volta” si disse Al Phanos, avvicinandosi al con-sesso dei maschi.
Il tesoriero Saccomanno stava giocando a poker con Nitto Palmatus e stava perdendo. Al Phanos doveva dargli una bella lezione di poker siculo!
Chi c’era di moderno, fra loro, mancando il padre-padrone Berluschello, che aveva meritoriamente rinnovato l’immagine del Gallo Cedrone italico, portandola a fama internazionale?
Si avvicinò a Voldemort Moaverus e a Franceschinus Fanfulla. Parlavano eccitati: «La Jolie non doveva! Vuoi mettere le Nostre, che le tette se le pompano peggio di un giocatore di wrestling. Jolie è una delinquente. E col marito che le dà pure corda!» «Ah, un bello ius corrigendi sarebbe necessario, mio caro Voldemort, ma questi americani biotecnologici hanno perso le palle. E non hanno mai letto uno dei miei romanzi erotici-ma -castigati di sacrestia fantaemiliana, permettimi di aggiungere… Le tette, what else? Cos’altro ha, una donna?»
Gli occhi enormi, bramosi e nel contempo acquosi (è quest’acqua qua…), di Al Phanos si illuminarono in tutta la loro biopollitica modernità. Un’idea, finalmente!
Avrebbe scritto a Obama, un’accorata ma dura lettera per difendere le tette della Jolie. Doveva subito procurarsi una traduttrice siculo-americana. Scrivere a una Famiglia di là? No, meglio chiedere alla polilinguista King. Se ci stava, avrebbe detto alla Padania di smetterla – quantomeno – di chiamarla in causa ogni volta che un neger prendeva una multa per divieto di sosta.
Frattanto Whiteflower, furtiva, era rientrata nella celletta. Eccitata. La proibizione televisiva le faceva quest’effetto, o era il pettorale di King?
«Quel troglodito medioevale del Principe Letta ci proibisce la nostra tv? Ahhhh… mi collego con il cellulare San Sung, altro che messa e parrocchietta! Serata hot. Mi guardo il coming out di Dani Santa Anche!».
Al fatidico «Sono lesbica. Mantengo due ragazze.» il cuore Whiteflower ebbe uno spasimo incontenibile.
Scivolò dal lettuccio, sul duro cotto di Notthunger. Che fare? Chiamare la Ministra della Sanità del Liceo Classico perché le facesse una respirazione bocca-a-bocca? No, forse King se la sarebbe presa. Meglio cavarsela con metodi più autoctoni. I tailleur Chanel d’ordinanza Pdl (Partito delle Lesbiche?) hanno un loro pregio: non devi nemmeno slacciarti i pantaloni, basta lasciar scivolare la mano fra i morbidi tessuti e…
Altro che Voldemort, altro che Harry Potter, altro che nostalgia per l’inscopabile governo Monti: la modernità siamo noi!
«Siamo un governo del fare, ha proprio ragione quel gran pezzo della Dani…», si automormorò Whiteflower prima di lasciare che la sua mano inanellata (Bulgari, what else?) la facesse cadere in trance, in un fantasy amazzonio senza più limiti.
(continua)