La discesa (Tour de France)

Era una delle ultime tappe. La decisiva. Lui e sua moglie si trovavano lassù dal mattino. Sul Mont Ventoux, la montagna del Petrarca. Duemila metri, la cima arida, spoglia, spazzata dal vento. Erano saliti, lei dietro e lui davanti, pedalando lentamente. Dal ciglio della strada avevano guardato i corridori, la carovana, gli ultimi ritardatari. Nella testa restavano il ronzio delle ruote, il rumore dei clacson, le grida della gente. C’era un tale, vestito da diavolo, con un forcone in mano. Lui lo guardò scomparire oltre la curva.
«Io vado» sentì dire sua moglie.
Si voltò. Vide che aveva un casco in mano, non si accorse che non era da ciclista.
«Certo, adesso andiamo» le rispose.
«No, io vado con lui».
Indicò un uomo su una moto. Si infilò il casco, saltò sulla sella, partirono.
Lui non parlò. Si appoggiò ad un paracarro e li vide allontanarsi. Poi si avviò, guidando con una mano la bici di sua moglie. Sperò di finire la discesa riuscendo a non cadere.

 

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