Canzone per Marion

 

Continuare a cantare nel coro del centro per anziani, nonostante la malattia che la sta divorando. È il desiderio di Marion, in contrasto con quello di Arthur, suo marito, che invece vorrebbe evitarle ogni fatica, tenerla al riparo dagli affanni nel chiuso protettivo delle mura domestiche. Appena uscito nelle nostre sale, Una canzone per Marion è un film sulla terza età, tema molto indagato ultimamente dalla cinematografia europea. La pellicola non ha la potenza di Amour, non possiede l’armonia di Quartet, né l’ironia dello sgarruppato Marigold Hotel. Ma il film del giovane Paul Andrew Williams (Gran Bretagna/Germania 2012) ha il merito di riscoprire l’importanza dei rapporti umani, dell’amicizia, della coralità. Marion ha lo splendido sorriso di Vanessa Redgrave, Arthur il viso rugoso di Terence Stamp. Il film si regge interamente sulle loro spalle. Due vecchi leoni che incarnano sullo schermo le debolezze e la fragilità di una stagione al tramonto, evitando stereotipi e sentimentalismi, in un racconto di “formazione” che spiega come, anche da anziani, si possa ritrovare la spinta ad andare avanti e amare, nonostante tutto, la vita. Il personaggio di Arthur, burbero e sprezzante verso chiunque non sia sua moglie, e che alla fine stempera il suo dolore nella “Canzone per Marion”, suscita soprattutto la commozione maschile. Una sorta di manuale per invecchiare, bene, insieme agli altri.

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