Ai tempi in cui Berta filava, nella splendida cornice dell’asilo Mariuccia, si riuniva un’armata Brancaleone. Erano persone pronte ad affilare le armi per ammazzare la noia.
A un bel momento, l’amico Fritz disse: «Stiamo battendo la fiacca, qui stiamo senza il becco di un quattrino, dobbiamo darci una mossa!». Dopo un batti e ribatti la casalinga di Voghera esclamò: «Invero, c’è del marcio in Danimarca, ma c’è un giudice a Berlino».
Capita l’antifona, si decise di partire per la tangente alle calende greche. Cammina cammina si diedero all’ippica cavalcando la tigre, costruirono cattedrali nel deserto e castelli in aria. Fecero un tratto di strada col senno di poi e dunque la compagnia bella si disperse: «Ci vedremo a Filippi mentre andiamo a Canossa», disse l’amico Fritz. Egli era un uomo con la testa tra le nuvole e i piedi per terra, sulla via del ritorno ammazzò il tempo col pendolo, perciò poté partecipare a un concorso di colpa e lo vinse.
Si diede la zappa sui piedi per coltivarne le piante, provò anche ad aprire un allevamento di ostriche che dessero perle di saggezza e un caseificio che produceva mozzarelle di latte alle ginocchia. Mise gli occhi addosso a una ragazza tutto pepe e si innamorò di lei starnutendo. Convolarono a giuste nozze e andarono a vivere in Via del tutto eccezionale.
L’amico Fritz diede delle precise disposizioni testamentarie: «Il funerale lo paga Pantalone, lasciate le mie perle ai porci e regalate le mie piantine a ogni città». La moglie pianse sul latte versato perché il marito l’aveva piantata in asso. Venne a piovere. «Piove sul bagnato», esclamò la donna. «Qui non ci piove», ribatté l’amico Fritz, e in quell’istante spirò. Era una persona che sapeva il fatto suo, ma non lo disse mai a nessuno.