Era stato un amen: lama d’acciaio contro lama di carne. Poi il buio.
Quella notte, come accadeva spesso, John Wayne era tornato a casa ubriaco. Nell’offuscamento dell’alcool, si era gettato sul letto accanto a Lory, che già dormiva, e aveva appagato quello che per lui era un bisogno corporale primario, ma per la moglie solo l’ennesimo sopruso. Il fatto nuovo era che lei non intendeva più perdonare. Si alzò dal letto e andò in cucina. Poi, le lenzuola bianche si tinsero di rosso.
Quando John si risveglia nel letto d’ospedale, come un lampo riaffiora la sensazione gelida, lama d’acciaio contro lama di carne. Nella stanza asettica il suo corpo diventa leggero, fluttua nell’aria come piuma, angelo asessuato. Le immagini si confondono nella testa e i pensieri si sovrappongono al racconto dell’agente, di cui percepisce parole sparse: panico – fuga Lorena – lancio finestrino – interrogata – recuperato – parte evirata. Precipita in un buco nero. Ora è al centro di una piazza: completamente nudo, il membro enorme ricucito dal chirurgo, ai fianchi il cinturone e le pistole da cowboy. Di fronte, una donna anch’essa nuda, bella come una dea agita la lingua malandrina. Intorno, un pubblico di donne nude li acclama. Quando la dea fa per avanzare, John mette istintivamente mano alle fondine; quelle che ora impugna non sono armi, ma due peni piccoli e mollicci, sono dotati di vita propria e ridono di lui, come il pubblico. È a questo punto che John urla, un urlo senza voce. Quando riapre gli occhi, l’uomo in camice bianco gli sta dicendo: «È andato tutto bene, l’operazione è riuscita. Potrà tornare a fare l’amore.»
John Wayne Bobbit, ex-marine violento, dedito all’alcol, tornò a fare sesso fin da quel 1993, anno dell’evirazione, ma non più con la moglie Lorena, dalla quale divorziò. Si sposò di nuovo e fu arrestato per violenza domestica nei confronti della nuova moglie nel 2003. Ha chiesto scusa a Lorena per le passate violenze in una trasmissione televisiva nel 2009, sedici anni dopo il fatto.
Illustrazione di Stefano Navarrini