Sulle strade desolate di Bob Dylan

 

«Non ho capito cosa stanno facendo.»
«Vendono le cartoline dell’impiccagione.»
«E i passaporti?»
«Li colorano di marrone. Il salone di bellezza è pieno di marinai e il circo è in città. Sta arrivando anche il commissario cieco. L’hanno fatto cadere in trance. Una mano è legata al funambolo ubriaco, l’altra la tiene nei pantaloni…»
«Ma che significa?»
«Non ne ho idea.»
«Ma ti è chiaro il senso della canzone?»
«No.»
«Hai ascoltato tante volte Desolation row e non capisci il senso? Ti piace la musica, la melodia?»
«La melodia non la trovo particolarmente bella. L’accompagnamento di chitarra non dico che sia male…»
«Allora perché?»
«Mi piace come pronuncia le parole.»
«Tutto qui?»
«No.»
«Cos’altro?»
«Quando comprai il disco, non conoscevo bene l’inglese, ero un ragazzino. Se andavi in un negozio di musica a chiedere gli spartiti di Dylan, i commessi scuotevano la testa, non sapevano chi fosse. E se chiedevi di ordinarli, ti indicavano la porta d’uscita.»
«Allora?»
«A furia di ascoltare la canzone, capitava che qui e lì, ogni tanto, in mezzo a quella marea di parole incomprensibili, qualcosa riuscivi ad afferrare.»
«Quindi?»
«Il verso ti rimaneva in testa e a volte riemergeva prepotente, illuminandoti la mente…»
«Ma oggi? A distanza di tanti anni?»
«Non è cambiato molto. Il tempo passa ma quei versi continuano a riemergere.»
«In che senso? Fammi capire.»
«The good samaritan he’s dressing, is getting ready for the show, he’s going to the carnival to night on desolation row.»
«Cosa significa?»
«Non trovi che qualcuno, con un’ inclinazione speciale per i travestimenti, sia sempre pronto in questo vicolo della desolazione che è diventato il nostro paese, a farci assistere ogni sera ai sui show?»
«Solo qualcuno?».

Immagine Roberto Calvino

Desolation Row

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