Brioscia, oggi mi sono fermata a pag 34 del tuo libro. Devo sostare di continuo, per il dolore e per la nostalgia. Non ballerò mai più. Io che ero la danza. Non tanto il tango, che con il mio tenentino della regia imperial marina austroungarica accennavo ogni tanto – pochi passi ma di tutto cuore. Era parte del repertorio ma non protagonista. Ma come tu ben sai ogni ballo è il tango, e il tango contiene ogni altro ballo. Le tue parole mi attraversano come frecce di cristallo, dipingendomi il mio regno perduto.
Ho ballato decenni col mio principe goffo senza abbraccio, senza mani – ho ballato telepaticamente a occhi chiusi. E lui mi circondava e seguiva con i suoi movimenti sempre perfettamente a ritmo. Non era, non sarebbe mai stato, il più elegante e audace della pista, l’intrecciatore di esibite acrobazie. Ma non ha mai sbagliato un tempo. A occhi chiusi lo sapevo lo sentivo intorno a me, sorridere quando la mia danza era ironica, raccogliere le mie malinconie, esserne fiero. Io ballavo una musica coi piedi, una con le mani, una col viso: lui me le raccoglieva tutte come fosse stato il mio sacerdote. Ogni tanto, ieratica, mi fermavo. Sedevo, lasciavo che altre donne godessero del suo ritmo e della sua allegria. Io non ballavo con altri: o con lui o da sola. Sono severa.
Oh lo so che questo non è tango. Ma il tango è anche questo. Il corpo che conosce tutti i luoghi e movimenti, e disegna forme eterne nello spazio per un attimo. Il tuo tango mi strazia, perché anche tu vai terribilmente, assolutamente a tempo, come noi. Non perdi una sfumatura di ritmo.
Piano piano continuerò l’amoroso calvario della mia lettura, ballando con lacrime armoniose. E finirò il tuo libro, mia regina. Ma ti dovevo questa spiegazione per la mia lentezza.
La musica mi ha lasciata per sempre. Ma il ritmo continua ostinato a intrecciarsi dentro di me.
La ballerina sorda
PS. Poi il libro ho finito di leggerlo, ascoltando nel silenzio il Tango a Media Luz.
“Lezioni di Tango” di Anna Mallamo, detta Mangino Brioches (edizioni Città del sole)