Guarda quanta gente eppure c’è silenzio.
Io sono quella in piedi sulla sinistra, vestita di scuro.
Vorrei gridare “basta” ma non posso, si procede.
“No! aspettate ancora un minuto, un ultimo sguardo”
– ti prego fagli aprire gli occhi, fallo scappare –
Ecco, si inizia… uno… due… tre…quattro… cinque… sei… sette… otto… nove… dieci…
undici… dodici… tredici… quattordici… quindici… sedici… diciassette… diciotto.
Conto dentro di me, per non far capire a chi mi è vicino cosa sto facendo.
Ogni numero è doloroso come una coltellata. Probabilmente lo è di più.
Che ore sono, quanto tempo è passato? Mi scendono lacrime.
E’ un suono sordo, sono momenti interminabili, non parliamo ma lo fanno per noi i nostri occhi.
Diciotto, è finita. Diciotto viti a forma di rosellina hanno sigillato per l’eternità, nella sua piccola bara azzurra, un bambino di 10 anni.
Mio nipote.