A mia insaputa

 

Al cinema era già accaduto. Vedere un film da sola, intendo. Ma al ristorante no, è la mia prima volta. Per mascherare l’ansia da debutto mi vesto da strafiga: equilibrio precario su tacchi quindici di Christian Louboutin stile Sex & the city, capospalla rosso fuoco a uovo e preziosa clutch in coccodrillo Alexander Wang.
Buonasera! È sola?, mi riceve il direttore. Sorride. Non rispondo. Maschero l’imbarazzo fingendo noncuranza. Lui mi accompagna a un tavolo, scosta la sedia con galanteria misurata mentre poggio sulla tavola l’oggetto in coccodrillo. Mi accorgo che lo sta guardando. Il suo tono cambia, adesso è seducente. Lei è un critico gastronomico, vero?
Sono spiazzata. Da cosa lo deduce? Ho capito, ha scambiato la clutch per un’agenda. O forse finge. La indica: Quando avrà preso i suoi appunti per l’articolo e deciso l’esito finale, posso chiederle se il mio ristorante è stato promosso? Io, che per la prima volta nella vita avevo deciso di invitarmi a cena, sorrido, e con tempismo da teatro afferro l’occasione inaspettata.
La sua galanteria vale già una stella Michelin, rispondo con voce rubata alla Lattanzi che doppia Greta Garbo. Mi riservo di chiedergli più avanti se anche lui stia barando, e con gioia simulata mi dispongo al momento irripetibile.

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