Abbronzatissima, ma solo in parte

 

Non c’è nudo femminile nella storia dell’arte che mostri il segno dell’abbronzatura prima di Thomas Wesselmann. Qua una Venere esibisce le natiche sollevando la veste, là una ninfa si sdraia coprendosi il pube, nessuna che porti sulla pelle la prova di aver mai indossato uno straccio di biancheria. Il Maestro della Pop Art, invece, compie una rivoluzione: sbianca le zone erogene. Oibò, c’è da esclamare, ma quella donna è nuda per davvero! Nel senso che si è svestita!

Neanche il tempo di dirlo ed ecco che quel biancore diventa vintage. E via con l’abbronzatura integrale, anche a colpi di lampade, perché pare che sia cheap la bicromia red and white, una sciatteria la traccia dell’intimo sulle parti intime.

Ma la moda, come l’Arte, non conosce linearità evolutive, e ciò che un tempo si disdegnava come vizio borghese, cioè indossare qualche volta le mutande lasciando poi che restasse il segno sulla pelle, viene oggi elevato a Kunstwollen, a volontà estetica. Perché di volontà ce ne vuole molta per farsi il tatuaggio solare. Non tanto per l’abilità di spalmare la crema protettiva in forme di consapevole espressività artistica, quanto per la fermezza autolesionistica con cui si offre l’epidermide all’ustione perché risalti il disegno che si è scelto.

Che cosa sono i tatuaggi solari? L’ultima frontiera della Body Art? L’ennesima follia estiva? O, più banalmente, il segno delle mutande senza le mutande?

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