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Mi raccomando. se vi capita di ammalarvi fatelo con una patologia famosa. e possibilmente redditizia per la case farmaceutiche. se no rassegnatevi a girovagare per la rete a caccia d’informazioni. o sperare nel passaparola. o a fare le cavie da laboratorio. o alla fine, arrangiatevi.
lo capite o no che non potete permettervi di fare sempre gli originali?
nell’ordine: ci metterete minimo un anno per dare un nome alla vostra patologia, sempre che abbiate voglia, mentre già state da cani, di cercare, chiedere, bussare a porte chiuse. poi, quando e se lo scoprirete, sarete assaliti da un’angoscia che non vi farà certo tanto bene, realizzando che non avete punti di riferimento e che persino il vostro medico vi dice, cos’è quella roba? qualcuno, prima o poi ma sempre, statene certi, vi dirà che il vostro è un problema psicosomatico e buongiorno buonasera.
allora voi, che avete già lo scibile in tasca e leggete che anche in brasile e in egitto da anni sanno che non siete matti e hanno battezzato la maledetta, vi lanciate a testa bassa in un pellegrinaggio senza fine, passando da un barone della medicina all’altro, e nel frattempo constatate che la nobiltà non te la danno allegata alla laurea.
punzecchiati, tagliuzzati, scannerizzati, fatti a fette e depauperati da visite di mezz’ora pagate dieci euro al minuto, iniziate a rivolgervi all’alternativo. che non è quel casinaro che sta al piano di sopra. mica. qui si tratta di trasformarsi in bambolotti vudù infilzati da spilloni cinesi, ingurgitare marmellate ayurvediche dall’aspetto equivoco, farsi torcere e spremere e manipolare come nel minipimer dal massaggiatore new age. se a questo punto non siete ancora guariti dallo sfinimento, ricordatevi che c’è sempre la vecchia bottiglia da lanciare nel mare, i segnali di fumo, il tam tam. e non scherzo. condivisione, comunicazione, confronto, il www è anche questo.
un posto dove, con un minimo di attenzione, si può arrivare all’isola che non c’è.
ma le cordate, la solidarietà e l’aiuto reciproco ci sono, credetemi.
a chilometri zero e low cost.
io ho camminato sul filo, con il vuoto sotto, ma non ho perso l’equilibrio, sapendo che la rete c’era.

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