“La lingua della poesia è quella dove si sente la macchina da presa”
Pier Paolo Pasolini
“Perché tu che ami i film vai al cinema e non li scarichi?”. Verrebbe da rispondere, ribaltando la domanda in verità: “Vado al cinema proprio perché amo i film!”. Ma è inutile far finta che il film in sala non abbia dei costi o che vedersi una pellicola quando e dove ci è comodo non sia piacevole. Epperò. Però al cinema è differente.
È un filo che lega passato, presente e futuro.
È il passato di quando dovevi arrivare presto per trovare i posti migliori, sperando non si sedesse un Michael Jordan sabaudo, esattamente davanti a te.
È l’andarci con lei, sperando che il film funga da violino per i vostri baci.
È il vedere il tuo regista preferito e coglierne l’essenza delle parole e delle immagini.
È il poter piangere e ridere, circondato da molte persone, senza vergognarsi di farlo perché è un mondo a parte, con delle regole solo sue.
È l’odore dei pop-corn o la linguetta della lattina che salta.
È l’occhiataccia verso quelli della fila dietro che parlano troppo forte.
È il tuo cuore che batte come la cassa della batteria nei momenti di tensione.
È lo sperare che vada come vuoi tu, perché la giustizia, almeno lì, prevale.
È la storia che, invece, va male, perché la vita a volte è davvero troppo crudele.
È la tua mano nei suoi capelli o il sorriso che vi fate improvvisamente voltandovi nello stesso istante.
È il multisala dove anche i tuoi 185 cm stanno discretamente rilassati.
È la piccola sala di paese dove c’è la pausa tra primo e secondo tempo e il proprietario si sposta al bancone del bar per farti il caffè.
È il cinema d’essai coi soliti quattro gatti che poi però, fuori, dibattono per un tempo superiore alla durata del film.
È l’emozione di quando si abbassano le luci.
È il dimenticare di avere uno smartphone.
È il lasciar fuori il mondo esterno per quelle due ore.
È una poesia. Per gli occhi e per le orecchie.