Quella mattina il cielo si tingeva di striature rosse tanto da sembrare più un tramonto che un’aurora. Clara, stiracchiandosi tra le lenzuola, pensò esattamente così. Lei non chiudeva mai le imposte prima di andare a dormire, le piaceva essere svegliata dalle prime luci dell’alba e anche quel mattino apri’ gli occhi alla luce rossastra che arrivava diretta in un angolo della stanza.
Si alzò, si avvicinò, scalza, alla finestra, scostò la tendina per guardare in alto. Un cielo al contrario – pensò – e tornò a letto a poltrire ancora.
Dopo qualche minuto si alzò, pensando alle tante cose da fare nell’arco della giornata. Prese il primo caffè, si vesti’ con gli abiti del giorno prima, fece una colazione rapida e uscì.
Stilo’ a mente la lista delle cose da fare, in ordine di priorità: ritirare una raccomandata, pagare il bollo della macchina, fare un pò di spesa e andare in libreria.
Si diresse direttamente in libreria, capovolgendo l’ordine delle priorità. Un ragazzo che parlava al cellulare la spintonò, e proseguì come avesse urtato un palo della luce. “E che modi!” gli gridò dietro Clara – ma il ragazzo neanche si voltò.
Entrò in libreria un pò stranita, e subito iniziò a leggere il frontespizio dei libri sullo scaffale delle novità – poi decise per due testi di autori stranieri.
In fila alla cassa si vide passare davanti una signora che neanche la guardò – e sentendosi trasparente non provo’ neanche a protestare.
Poi fu la volta della posta, in fila per ritirare la raccomandata, pensando che la giornata appena iniziata si stava rivelando alquanto noiosa. Prese la raccomandata e la aprì al contrario. Un avviso di pagamento che aumentò il suo straniamento.
Arrivò all’Aci per pagare il bollo e notò che l’insegna fuori del locale era montata al contrario.
Dopo aver pagato il bollo si diresse verso il mercato rionale poi, con le buste della spesa, tornò a casa.
Le striature rosse nel cielo avevano lasciato il posto a un grigio triste che peggiorò l’umore di Clara. Un cielo al contrario: sereno all’alba e plumbeo a mezzogiorno – pensò.
Mangiò controvoglia la pasta fredda del giorno prima e si appisolo’ sul divano, davanti al telegiornale. L’urlo di una sirena la svegliò da un sogno confuso e già dimenticato. Passò il pomeriggio sistemando scartoffie e documenti, con piccole pause per un caffè o una spremuta – pensando che caffè e spremute sono più consigliati la mattina – ma la giornata sembrava nata al contrario.
Arrivò a sera senza quasi accorgersene, interrotta solo da un paio di telefonate di suadenti giovani ragazze che tentavano di venderle rispettivamente una macchina per depurare l’acqua e un abbonamento a una compagnia telefonica.
Decise di andare a letto, continuando a pensare a quanto noiosa fosse stata la giornata.
Si spoglio’, indossò il pigiama, prese il cuscino e lo appoggiò sulla parte opposta alla spalliera, si sdraio’ e si addormentò così. Al contrario…