Superba è la notte
La cosa più superba è la notte,
quando cadono gli ultimi spaventi
e l’anima si getta all’avventura.
Lui tace nel tuo grembo
come riassorbito dal sangue,
che finalmente si colora di Dio
e tu preghi che taccia per sempre,
per non sentirlo come rigoglio fisso
fin dentro le pareti.
Superba è la notte” di Alda Merini letta da Anna Toscano
Ci sono parole per rendere il tempo, ci sono parole per rendere la morte e per rendere la paura. Non sono differenti, spesso sono le stesse. La constatazione della bellezza, di ciò che è superbo, si avvicenda dopo aver toccato le spine – “chi ha provato le ortiche riconosce la seta” canta Cristina Donà – e la notte è superba dopo che sono caduti “gli ultimi spaventi”. Nonostante lui taccia lei prega affinché “taccia per sempre”, perché le sue parole potrebbero divenire un rigoglio fisso che ha eco “fin dentro le pareti”. Non è un mistero la poesia di Alda Merini, è una poesia esibita in molte edizioni, molte pagine, decantata per molti anni e poi tolta dalla scena prettamente poetica con fare snob: una mano che scansa la neve dal cappotto. La parola poetica di Merini si ammanta della follia a cui la sua vita era stata condannata ma anche riverbera come unico appiglio a cui abbia potuto aggrapparsi per salvarsi. Parola poetica come condanna e come salvezza, parola poetica che ristagna nelle pareti fino a farsi suono, pronuncia, ossessione. Vi è una condanna in Alda Merini ed è quella di essere se stessa e al contempo personaggio, di essere donna, poeta, troppo cercata per essere amata dal mondo blasonato. Ma essendo lei poeta facilmente scappa dalle dita di chi cerca di ingabbiarla, frenarla, collocarla in qualcosa di diverso dal suo immenso e composito mondo: “Non cercate di prendere i poeti perché vi scapperanno tra le dita”. Esiste un incanto nella poesia di Alda Merini che è pura reazione alla paura, sublimazione dell’orrore che occhi e orecchie e mani e pelle hanno avuto, una paura per la cattiveria dell’umano che rende la preda al contempo capace di cattiveria e la parola poetica suo correlativo oggettivo di vita.