Alice Munro, finalmente

Paesaggi infiniti e gelidi. Scrittura secca e cristallina. Racconti costruiti con l’essenza della vita, ma senza speranza. O forse sì, invece? “Le pareva adesso di avere i piedi a un’enorme distanza dal corpo. Le ginocchia, dentro quei pantaloni sconosciuti e fruscianti, pesavano come macigni. Si sentiva trascinata verso terra come un cavallo abbattuto che non si rialzerà mai più”. E’ un pezzo del racconto In Fuga, dall’omonima raccolta. Separazioni, coraggio, traumi, dolori. Coraggio, sì, ce ne vuole molto.
Finalmente hanno dato il premio Nobel per la Letteratura a Alice Munro. Scrittrice di soli racconti, genere arduo e poco popolare, che la scrittrice canadese ha portato a un culmine tutto particolare.
Nelle sue opere la quotidianità appare e si spezza, in lampi.
Ecco il finale di Salvate il mietitore, dalla raccolta Il Sogno di mia madre: “Non quella sera, ma l’indomani, Eve si sarebbe coricata in una casa vuota – le pareti di legno come un guscio di carta, intorno – e avrebbe desiderato di farsi leggera, priva di importanza, con dentro la testa soltanto il fruscio del granturco altissimo che poteva forse aver cessato di crescere, ma che al buio faceva ancora tanto rumore”.
Ho letto tutti i suoi racconti, quando mi ero appena ammalata, e non potevo fare altro che stare sdraiata e leggere. E il fruscio che al buio faceva tanto rumore mi risuonava davvero nella testa. Si chiama acufene, e con l’iperacusia catastrofica era, è, la conseguenza dell’infarto cocleare che mi aveva colpita, e mi teneva sdraiata, a non poter fare altro che leggere. Eppure, leggere Alice Munro mi ha dato la forza di levarmi dal divano, imbracciare penna e tastiera e scrivere un paio di libri – sì di racconti, certo. Le sue pagine spietate, le ragazze delicate e geniali, le donne rese implacabili dalle esperienze, lo stile senza sbavature mi hanno ridato forza e speranza.
Alice Munro spiega, a me e a tutti noi, che vivere si può, si deve, senza fermarsi a piagnucolare.
Basta tenersi attaccati all’essenza – che non si sa cosa sia, ma per certo si sente che esiste e arriva come una lama in fondo al cuore e dentro al cervello.

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