All you need is porn

Ha inventato il porn groove. I suoi pezzi su Youtube registrano centinaia di migliaia di contatti, addirittura milioni nel casi di Anal Beat e Escort 25. È Immanuel Casto, cantante fuori dai circuiti ufficiali – per i suoi testi esplicitamente sessuali– ma capace di fare sold-out in tutti i suoi concerti. Noi l’abbiamo intervistato.

Immanuel, la tua collocazione nel panorama musicale è borderline. Come nasce quello che hai tu stesso definito Porn Groove?

Alla base di quello che faccio ci sono diverse componenti. Prima di tutto la voglia di divertirsi e divertire. L’ironia è il perno della mia produzione. Poi c’è l’espressione artistica. L’estetica è molto importante, specie nei miei video. In fine c’è il desiderio di raccontare la società e le sue ipocrisie.

I testi dei tuoi pezzi hanno riferimenti sessuali molto espliciti, anche estremi, mentre la musica che li accompagna è dance elettronica. Perché questa scelta?

Il forte contrasto che caratterizza i miei brani nasce proprio da questo: dall’unione di testi dissacranti ed espliciti con arrangiamenti pop e moderni. Dopo le prime note l’ascoltatore si aspetta un classico brano dance e invece viene spiazzato dal testo. Inoltre i mie riferimenti musicali nascono negli anni ’80.

Qual è il pubblico cui ti rivolgi e perché?

La mia fan base è estremamente eterogenea. Divisa equamente tra gay e etero. Voglio che sia così. Faccio in modo che i miei testi siano universali.

Ascoltando le tue canzoni si ha l’impressione che tu parli di sesso per parlare d’altro. È una sensazione giusta o no?

Dipende dal brano. In alcuni casi canto di sesso con un intento liberatorio, in altri c’è una critica implicita al perbenismo. Siamo saturi di artisti che producono da decenni la solita musica leggera. I media propongono solo loro. Il sesso permea ogni aspetto della comunicazione, dalla pubblicità, ai varietà televisivi ai cine-panettoni. Io voglio mettere in luce questo paradosso.

Abbiamo letto che fai parte del Mensa, il club mondiale dei superintelligenti. È vero? Quando ci sei entrato e come?

È vero, anche se mi sono dimenticato di rinnovare l’abbonamento! Comunque si accede tramite un test fatto in presenza del responsabile regionale. Lo feci anni fa, lo ammetto, per puro edonismo.

Con chi, fra i cantanti italiani più noti, vorresti duettare?

Credo di essere piuttosto unico nel mio genere, quindi faccio fatica a identificare artisti con cui collaborare. Però mi piacerebbe molto fare qualcosa con icone degli anni ’80 come Amanda Lear o Donatella Rettore.

Che rapporto hai con le radio e le Tv musicali. Ti ritieni boicottato o ti piace che i tuoi pezzi non entrino nella loro programmazione?

Il fatto di non essere passato (o quasi) da mittenti mainstream non credo dipenda solo dai miei testi. Penso dipenda anche dagli accordi tra le emittenti e le case discografiche. Sono gli indipendenti, in generale, a non essere passati.

Ha partecipato spesso ai concerti del gay pride e quest’anno hai chiuso la manifestazione di Palermo. Essere omosessuale ha una qualche implicazione nel tuo lavoro?

La mia identità sessuale ha sicuramente influenzato molto il mio lavoro e sono lusingato di essere definito a volte un’icona. Quando posso contribuire alla causa non mi tiro mai indietro. Tuttavia non ho mai voluto ghettizzarmi, infatti il pubblico che viene ai miei concerti è estremamente eterogeneo.

Dirigi i tuoi video, sempre molto curati, scrivi colonne sonore, hai inventato un gioco di carte chiamato Squillo che ha fatto discutere prima ancora di uscire. Cosa pensi di fare in futuro?

Attualmente sono molto concentrato sui progetti attuali. È appena uscito il mio nuovo album Freak & Chic, e a Lucca Comics ho presentato il nuovo capitolo di Squillo, Bordello d’Oriente. In futuro mi piacerebbe moltissimo lavorare in ambito cinematografico, magari in una webserie. Inoltre sto progettando un nuovo gioco.

 

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