Banalità da manuale di scrittura: è l’antagonista che dà la vera misura dell’eroe.
Ognuno ha l’avversario che merita. Holmes ha Moriarty, Ellen Ripley ha lo Xenomorfo, Roland Deschain ha Randall Flagg.
Il mio arcinemico sono le zucchine. Esseri maligni e infestanti. Non credo nemmeno siano del tutto vegetali, sono convinto che abbiano una coscienza, per quanto primitiva. Sono le prime a comparire nell’orto e le ultime a togliersi dalle balle.
Di qualsiasi altra verdura, o frutta, ne devi piantare in sovrappiù perché una parte non attecchisce, o muore alla prima tempesta, o non sopporta l’ultima notte fredda fuori stagione. I pomodori scampano tre su quattro; i meloni UNO su quattro. Le zucchine sopravvivono TUTTE. E poi si allargano, prolificano, invadono, soffocano i vicini di filare, nascono dove nemmeno le hai messe. Resistono a pidocchi, afidi, muffe, funghi. Risorgono dalle loro ceneri.
Infatti sono appena spuntate e già si stanno espandendo. Risultato: primo sugo alle zucchine. Si apre per me una triste stagione. L’unica soddisfazione è quando riesco a scambiarle con i vicini contro qualsiasi cosa. L’anno scorso ci ho ricavato diversi vasetti di ragù, un libro, una trota, dei biscotti e una scatola di matite.
Non mi stupirò il giorno in cui riusciranno a svellere le radici dal terreno e cominceranno ad andare in giro. Come nel romanzo “Il giorno dei trifidi”. Me le figuro già. Andatura ondeggiante, fiore arancione in cima, ci assaliranno mentre tentiamo di raccogliere un’innocua patata, ci strangoleranno con i viticci e ci useranno come concime.
Ah, ma non sono mica rimasto con le mani in mano, durante l’inverno. Il lanciafiamme è carico, il machete affilato. Vi tengo d’occhio, brutte bastarde. Venite, venite; sono preparato.